Quattrocento milioni di euro intoccabili. Per la precisione: 409.735.800,00. Soldi gestiti dall’Asl di Bari e provincia, la terza azienda sanitaria più grande d’Italia. Una montagna di denaro sottratta alla possibile espropriazione forzata – stante i legittimi decreti o sentenze giudiziarie – da parte dei creditori della stessa Asl.

Situazione incredibile, accade solo in Italia, determinata da Leggi statali, da un decreto del Ministero della Sanità, da una sentenza della Corte Costituzionale. Di conseguenza i finanziamenti in capo all’Asl Ba, nella misura di 409.735.800,00 milioni di euro, diventano fondi monetari cosiddetti “vincolati”.

Questi ultimi hanno per oggetto i servizi sanitari considerati essenziali. In particolare: competenza personale dipendente, incluso oneri riflessi e Irap, competenza al personale convenzionato(assistenza di base e servizio 118), assistenza ospedaliera in Case di cura convenzionate, risorse a Irccs di Cassano Murge e Ospedale Ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti, assistenza farmaceutica e integrativa, assistenza specialistica convenzionata interna e esterna, assistenza riabilitativa, spesa fabbisogno ospedaliero, utenze e servizio appalti, manutenzione ordinaria e vari oneri.

Sono impignorabili anche le somme riscosse da parte del Cup (centro unico prenotazioni), incassate sui conti correnti postali. Tutto questo per procedere alla “… corretta erogazione dei servizi sanitari definiti fondamentali dalle Leggi in materia”.

Non proprio facile, per le imprese private e professionisti, avere come cliente un’azienda pubblica a cui è proibito pignorare, a fronte del servizio fornito, gran parte del suo Bilancio economico annuale. È normale un simile blocco di ossigeno finanziario a fronte di una crisi economica senza fine?