di Gianpietro Occhiofino

Colori che luccicavano al sole, bandiere che sventolavano spinte dal vento di maestrale, canti provenienti da luoghi lontani e antichi. Tutto richiamava la “ terra” di Palestina.

Duemila persone circa si sono ritrovate ieri pomeriggio a Bari per manifestare il loro dissenso e testimoniare piena solidarietà alla popolazione di Gaza. Chiedevano lo stop ai bombardamenti sui civili inermi e la fine della rappresaglia israeliana che dura ormai da dieci giorni provocando più di 220 morti e 1.500 feriti.

“Gli occidentali parlano, si dicono tutori dei diritti umani, promettono, ma le violenze continuano in modo incessante”, dichiara Taysir Hasan esponente della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. “Anche la stampa internazionale, purtroppo, ha le sue gravi responsabilità. Non si può far passare sempre Israele come martire e non sottolineare le atrocità e le ingiustizie di cui è vittima, quotidianamente, il nostro popolo”, ha sostenuto Hasan.

E proprio in quei minuti si diffondeva la notizia della tragica uccisione dei quattro bambini, Ahed, Zakaria, Ramez e Mohammed. Centrati da due missili a guida elettronica, lanciati da un’unità da guerra della marina israeliana, mentre giocavano sulla spiaggia di Gaza city. “La strage dei cugini Bakr” l’hanno definita.

Sofferenza, stupore, impotenza, a quel punto, hanno pervaso i volti dei manifestanti. Un motivo in più per stringere con forza quelle bandiere, trattenere a stento le lacrime e continuare a rivendicare i propri diritti.
Inizialmente si era parlato di un presidio in P.zza Prefettura. Successivamente, però, davanti alle numerose presenze di attivisti, provenienti da tutta la regione, si è pensato di dar vita ad un corteo spontaneo.

Dopo intense trattative con gli agenti della questura i manifestanti, alla fine, hanno ottenuto l’autorizzazione.
Così, nel giro di poco minuti, diverse centinaia di persone hanno cominciato a sfilare per il centro della città.
Un lungo “serpentone” ha attraversato Corso Vittorio Emanuele e Lungomare Nazario Sauro per poi fermarsi dinnanzi alla sede della giunta regionale pugliese.

Un chiaro messaggio per chiedere alla politica di impegnarsi e di porre in essere tutte le azioni necessarie affinché si ponga fine alla drammatica crisi mediorientale attualmente in corso.Presenti diverse sigle riconducibili “all’associazionismo di base”. Tra queste il collettivo “ Rivoltiamo la Precarietà”, il “Gruppo Lavoro Rifugiati”, “Ex Liceo Socrate di Bari”. Con loro anche una delegazione della segreteria regionale di Rifondazione Comunista e del sindacato Cobas di Brindisi e provincia.

Numerosi i ragazzi palestinesi che hanno risposto positivamente all’appello lanciato nei giorni scorsi dal Comitato Talamon Filasin di Bari e dalla Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata. Assente dalla piazza la politica istituzionale. Ad eccezione di Francesca Bottalico, neoassessore al welfare del comune di Bari, che ha partecipato al presidio ma non al corteo.

Oggi diventa sempre più incombente il rischio di un conflitto generalizzato in tutto il Medio Oriente. E’ dalle periferie del mondo, così come ieri dalla Puglia, che deve levarsi un richiamo possente all’esercizio della ragione per spezzare la nefasta spirale di questa “guerra”, di tutte le guerre.