L’idea – per ora solo un’idea – è quella di mettere in piedi una società cha faccia capo alla Fondazione Petruzzelli, in modo da  gestire internamente i servizi attualmente appaltati. L’operazione consentirebbe un risparmio per le casse dell’ente (quindi di soldi pubblici) e metterebbe la parola fine a tutti i sospetti che hanno accompagnato le ultime gare d’appalto. Sospetti su cui anche la Procura di Bari sta da tempo cercando di fare chiarezza. I servizi di custodia, pulizia e maschere dunque, potrebbero essere gestiti da una società in house. Anche il vecchio presidente della Fondazione, Michele Emiliano, aveva parlato di possibilità concreta.

A sperarlo sono soprattutto i custodi, ridotti alla fame (guadagnano 3,90 euro l’ora) da quando sono stati assorbiti dalla società Urbe di Roma. L’appalto scade a settembre. Da più di un anno vi raccontiamo le loro proteste. Si sono incatenati e mascherati; hanno bloccato strade e alzato la voce. In tutti questi mesi, però, la situazione non è cambiata. Secondo alcune indiscrezioni ci sarebbero stati i primi incontri con i vertici della Fondazione per capire quale possa essere la strada migliore per assicurare ai lavoratori un tenore di vita dignitoso, senza sperperare i soldi della comunità.

Le esternalizzazioni dei servizi, infatti, da che mondo e mondo servono ad alleggerire le casse pubbliche, con buona pace dei dipendenti ai quali vengono chiesti i sacrifici maggiori. Nei corridoi di via Dante, la sede amministrativa della Fondazione, sono in tanti a chiedersi che senso abbia avuto spendere più denaro, tra l’altro provocando gravi problemi di sopravvivenza a decine di famiglie, rispetto a quanti non se spendessero fino al 2102, prima dell’arrivo del Commissario Carlo Fuortes. A questo punto i custodi non hanno più niente da perdere. Stanno alla finestra ad aspettare che le voci diventino certezze nel Consiglio di amministrazione della Fondazione, ovviamente prima della scadenza dell’appalto.