Ancora una storia dall’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII, questa volta raccontata da Antonio, padre di un bimbo sottoposto a un prelievo traumatico quando aveva solo quattro anni. Un’altra pagina si aggiunge al volume che i lettori del Quotidiano Italiano – Bari stanno scrivendo sull’ospedaletto.

Antonio
Quando mio figlio aveva 4 anni dovette fare un piccolo intervento all’Ospedale Giovanni XXIII. Lo accompagnai per i prelievi necessari e mi dissero di attendere fuori. Già la cosa mi insospettì… e chiesi perché non potessi stare anch’io… ma dissero che era la prassi. Vabbè, chiusero la porta, ma dopo 3 minuti incominciai a sentire delle urla strazianti di mio figlio… allora entrai e vidi che lo tenevano come un agnellino da sacrificare, da crocifiggere, una con la siringa in mano, le altre che lo tenevano, tra cui una monaca.

Allora iniziai a inveire, specialmente contro la suora, feci interrompere quel modo barbaro di fare, dicendo che era gente incompetente, che nulla sapeva del rapporto che si deve avere con il paziente, dal punto di vista psicologico, e tanto più con un paziente bambino.

Allora chiamarono il primario che voleva trattarmi come un pazzo, in base anche a quello che gli avevano raccontato le infermiere, ma restai calmo e spiegai ciò che stavano facendo. Alla fine ebbi ragione e il prelievo fu fatto secondo modalità più umane.