Biagio De Palo, 55 anni, tre figli, da due anni vive il suo dramma e la sua battaglia contro il colosso della distribuzione Auchan. Dopo essere stato assunto come macellaio nel primo ipermercato Auchan d’Italia, a torino nel 1994, ha intrapreso una carriera che lo ha portato da capo reparto della macelleria, a fare formazione fino a decidere chi assumere anche in altri centri della catena.

Nel 2012 il suo rapporto con Auchan precipita, quando un addetto alla macelleria del punto vendita di Modugno gli imputa la responsabilità dell’utilizzo di carne scaduta. Biagio viene licenziato, il suo sottoposto e il suo diretto superiore, invece, continuano a lavorare. De Palo non accetta passivamente il provvedimento, ma impugna il licenziamento e il Tribunale di Bari gli dà ragione. L’azienda, però, non rispetta l’ordine di reintegrazione del giudice.

Per qualche mese resta a casa, stipendiato, poi viene trasferito all’Auchan di Catania. Biagio però a Catania non può andare, perché nel frattempo è sotto cura neurologica e assiste la suocera disabile, tanto che a ottobre del 2013 chiede a Auchan di poter lavorare in provincia di Bari. La risposta del datore arriva solo a gennaio 2014: “Valuteremo”. A quel punto parte un nuovo ricorso al giudice del lavoro per sollevare l’urgenza di una situazione ai limiti della sopportazione, ma durante la fase di trattativa arriva il secondo licenziamento. Stavolta De Palo è colpevole di aver superato il periodo di malattia previsto dal contratto. La speranza è che il giudice del lavoro, il prossimo 10 luglio possa entrare nel merito della domanda e valutare il comportamento dell’Auchan. L’avvocato, infatti,  impugnerà anche il secondo licenziamento, in quanto la malattia che lo ha generato sarebbe – a suo dire – imputabile proprio alle presunte vessazioni dell’azienda.