Di seguito, il discorso del sindaco di Bari, Michele Emiliano, alla cerimonia per la 68^ Festa della Repubblica, che si è tenuta questa mattina presso largo Giannella alla presenza delle autorità, civili e militari, e della cittadinanza.

«Miei carissimi concittadini, autorità, grazie per questa magnifica giornata. La città è felice oggi di poter festeggiare la Repubblica italiana e lo fa consapevole del contributo che questa città, questa provincia e questa regione hanno dato alla lotta di Resistenza e alla creazione delle istituzioni repubblicane, persino nella loro fase ideativa. Fu nel teatro Piccinni che Benedetto Croce rappresentò le responsabilità della monarchia nella guerra che aveva portato tanta rovina; fu nel teatro Piccinni che, per la prima volta, si parlò dell’Assemblea costituente, che avrebbe dato vita ad una delle più belle Costituzioni che l’umanità ricordi. È stato qui, appena il 9 settembre del 1943, che Michele Romito, un ragazzo di Bari vecchia, assieme a militari, portuali, pescatori, donne, a tutta la città di Bari, e assieme ad un reggimento di allievi di Bersaglieri, difese il porto di Bari dal tentativo dei tedeschi di farlo saltare in aria. È stato ancora da qui che, il 2 dicembre 1943, ci fu il peggiore bombardamento della seconda guerra mondiale dopo quello di Pearl Harbor che causò migliaia di morti. Migliaia di morti che i baresi, come sempre, ricomposero e seppellirono, a imperituro ricordo della bruttura e dell’orrore della guerra.

Io sono felice assieme alla città perché, per dieci anni, ho avuto l’onore di poter partecipare a questa cerimonia. Vi ringrazio tutti, uno per uno, vi ringrazio perché ho potuto vivere un’armonia istituzionale della quale sono profondamente orgoglioso, senza distinzione di parte politica, di appartenenza, tenendo insieme tutta la società di questa città che si è sempre saputa distinguere nei momenti difficili; nei momenti in cui abbiamo dovuto combattere la criminalità organizzata; nei momenti in cui abbiamo dovuto affrontare la crisi drammatica dell’economia; nei momenti in cui abbiamo dovuto rappresentare le questioni del Mezzogiorno, che spesso fanno fatica ad emergere nel grande caos della politica italiana, e che noi oggi abbiamo bisogno, invece, di ribadire, perché abbiamo parità di diritti nella costruzione dell’ingegneria costituzionale repubblicana assieme a tutti gli altri italiani. Noi ci sentiamo italiani, siamo felici di essere italiani. Lo diciamo il giorno della Festa della Repubblica e ciascuno di noi, da barese, da pugliese, è pronto a offrire il proprio contributo perché la dignità della Patria sia sempre salvaguardata.

Siamo anche felici perché ospitiamo, nell’insieme, delle splendide Forze armate fatte di uomini e donne, padri e madri di famiglia, che come ho più volte detto sono l’esercito dei professionisti della pace. E, credetemi, non è una frase retorica o che dico per sentito dire: l’ho potuto constatare coi miei occhi passando giorni accanto a loro nei momenti più importanti, in missioni delle quali l’Italia deve essere orgogliosa. E, soprattutto, vorrei dedicare un pensiero non solo a tutti coloro che oggi non possono ascoltare questo discorso perché sono caduti nell’adempimento del dovere, ma a tutte le famiglie di chi ancora si batte per la pace e per la Costituzione della Repubblica e per chi non può più farlo.

Vorrei davvero che questa città testimoniasse sempre, come ha saputo fare in questi anni, l’amore per questo Paese, rappresentato dal Tricolore, al quale si affianca con modestia, umiltà, ma con tanto spirito di sacrificio anche il vessillo bianco-rosso della città, che rappresenta per me lo scopo di una vita e che mi auguro possa proseguire nei prossimi anni con la stessa serenità, la stessa voglia di combattere, la stessa voglia di non arrendersi mai e, soprattutto, esaltando le cose stupende che questo Paese ha saputo fare nella storia e che ancora compirà nel futuro.

Viva la città di Bari, viva l’Italia, viva la Repubblica!»