Il gioco delle tre carte sta per diventare quello delle tre ambulanze. Venghino siori venghino, l’ambulanza c’è; l’ambulanza non c’è più. L’ambulanza compare, l’ambulanza scompare. Se non fosse che si parla della salute dei cittadini e della tranquillità – non solo economica – degli operatori chiamati a salvare ogni giorno vite umane, ci sarebbe solo da ridere. Se non fosse, ma siccome è – ed è pure drammaticamente vero – non ci resta che piangere. Il problema è quello che non ci sono più soldi per pagare reperibilità e straordinari a infermieri e autisti delle postazioni aziendali in provincia di Bari.

Il bubbone è esploso qualche giorno fa e ha coinvolto le sette postazioni del 118 che fanno capo alla Asl di Bari: Gravina, Altamura, Santeramo, Noci, Alberobello, Locorotondo e Putignano. Le ambulanze rimangono spesso col solo medico e quindi non possono uscire. Il caso era scoppiato a Gravina. Al cambio turno non c’era l’autista e l’ambulanza era rimasta due ore ferma. A dare manforte all postazione in difficoltà era arrivato il mezzo in servizio a Poggiorsini, con il risultato di scoprire un altro territorio. Avete capito bene. A denunciare l’ennesima follia partorita dalla Asl di Bari (sempre più in difficoltà), in collaborazione con il Coordinamento del 118 barese, era stato Francesco Papappicco, il medico in servizio a Gravina e referente regionale del sindacato Fsi 118.

La “geniale” idea di togliere e mettere ambulanze con il classico metodo della morra cinese, aveva sollevato le ire di tutti. La coperta, però, resta troppo corta e non si sa quale parte dell’ormai quasi cadavere lasciare esposta alla tempesta. Il problema si è risolto, ma solo fino alla fine del mese. E dopo? Dopo – è proprio il caso di dirlo – chi vivrà, vedrà.  Nelle ultime ore in tutte le postazioni aziendali del 118 barese è arrivata la notizia: miracolosamente sono all’improvviso comparsi i soldi per pagare reperibilità e straordinari a infermieri e autisti. Da dove vengono le risorse che sembravano non esserci? E soprattutto, da dove li andranno a prendere i denari per evitare di mettere in piedi l’ennesima tarantella delle ambulanze e garantire un servizio puntuale? Sì, perché dopo un anno e mezzo dalla nostra inchiesta, abbiamo una certezza: se componi il numero 118, devi incrociare le dita.

Manca una soluzione organica e gli addetti ai lavori, nonostante le rassicurazioni arrivate da tutti i fronti e dopo l’interessamento dei primici cittadini e del Prefetto, hanno già annunciato di voler continuare a tenere alta la guardia. Prima o poi, nelle stanze dei bottoni, qualcuno dovrà spiegare che fine hanno fatto le risorse destinate alla gestione del 118. Su certe cose non si scherza. Il servizio di emergenza-urgenza è una di queste. Speriamo che politici di razza e paladini dell’ultima ora mantengano la parola presa in questi giorni, continuando a fare pressione per arrivare a una soluzione definitiva e all’individuazione dei responsabili di questa allucinante situazione.