L’assessorato al Welfare di Elena Gentile finisce tra le lacrime e non è una metafora. A versarle è stato lo stesso assessore uscente, in un momento di commiato durante l’ultimo impegno istituzionale prima di andare a Bruxelles. A ridosso della partenza, abbiamo voluto sentirla un’ultima volta per un ragguaglio sulla vicenda del 118 e su cosa sia cambiato, dall’inizio della vicenda fino a oggi, nell’arco del suo mandato.

Stando a quanto dichiarato dall’onorevole, dall’agosto 2013 è stata avviata un opera ispettiva, una “radiografia” sul 118, rispetto a regolarità dei contratti e aderenza alle normative, per comprendere le varie tare del servizio, oltre a una ricognizione della platea dei soggetti occupati, sia quelli regolarmente contrattualizzati che i volontari. Conclusa questa fase, si aprirà una seconda fase di “restauro”, subordinata alla disponibilità finanziaria della regione.

«Adesso si tratterà di decidere quale percorso intraprendere, una volta acquisita una disponibilità finanziaria, per l’internalizzazione del servizio, considerando un altro passaggio: che il volontario non è un lavoratore. Il volontario è un cittadino che volontariamente offre il suo lavoro, parte del suo tempo per contribuire all’organizzazione del servizio. Per cui questi cittadini volontari non possono godere della clausola sociale, non avendo un contratto di lavoro alle spalle».

Quindi, a quanto pare, autisti e soccorritori volontari, costretti a turni massacranti, che sperano di poter campare una famiglia con il loro servizio, non sono, contrattualmente parlando, dei lavoratori. Abbandonate ogni speranza di essere internalizzati.