L’USB (Unione sindacale di base) ha orgaizzato il terzo sciopero in pochi mesi per lanciare ancora una volta accuse durissime in merito alla gestione dell’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II di Bari. Alla protesta hanno aderito anche gli iscritti della Filas (Federazione italiana autonomie locali e sanità). Le ragioni dello sciopero, che ha portato fuori dalla struttura decine di dipendenti, anche in divisa, sono tanti e in alcuni casi molto gravi.

Se da una parte si può pensare che sia “solo” un questione economica, visto il mancato pagamento degli straordinari e dei buoni mensa 2008-2013;  dall’altra ci sono questioni pesanti che riguardano la salute di tutti i cittadini: l’attivazione di 6 sale operatorie contro le 2 attualmente in funzione, la mancanza della PEC-tac, le lunghe liste d’attesa, il rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro, e perfino la conferma di stato quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. La direzione generale afferma che sarebbe stato già firmato il decreto che mette al sicuro il futuro dell’Oncologico, ma questo decreto fisicamente non s’è mai visto.

Tutte questioni rilevanti, come la richiesta di una Legge speciale regionale contro il fallimento dell’ente per le spese farmaceutiche sostenute, riportate sui volantini diffusi dai due sindacati che pubblichiamo nella galleria fotografica a fondo pagina, e che hanno spinto i sindacati a mettere in discussione anche la legittimità stessa – a loro dire per raggiunti limiti di età – della direzione generale affidata al professor Antonio Quaranta.