Di proroga in proroga, in Italia funziona così. Succede anche a Bari. In questo caso ci occupiamo della GSA di Udine, l’azienda che gestisce le stazioni marittime e i servizi ai passeggeri nel Porto di Bari. L’Autorità Portuale aveva concesso un anno di proroga. Ora, scaduta la proroga della proroga, speriamo si possa mettere in piedi una nuova gara d’appalto. La concessione risale al 21 maggio 2010 e fu affidata a seguito di una gara. La GSA si occupa di buona parte di ciò che fino a quel momento era di competenza della Bari Porto Mediterraneo.

L’affidamento all’azienda friulana è scaduto il 21 maggio 2013. Nel capitolato era prevista una proroga di sei mesi. Di mesi ne sono passati 12, ma la società continua a gestire sia le stazioni marittime, che i servizi ai passeggeri, con una qualità più volte contestata. Del resto, le immagini e le fotografie che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi, non lasciano spazio a molte interpretazioni. Tutto procede senza controlli specifici da parte dell’Autorità Portuale in merito alla corrispondenza dei servizi offerti e di quelli agguntivi che hanno consentito di vincere la gara ormai 4 anni fa.

I passeggeri a piedi che raggiungono il Porto di Bari vanno alla Stazione Marittima San Vito e non trovano gli sportelli delle agenzie marittime, che sono stati dismessi, al fine di poter acquistare il biglietto di partenza o espletare le operazioni di check-in. Per effettuare le operazioni devono percorrere due chilometri e raggiungere il piazzale di Marisabella. Pertanto, devono attendere il bus navetta che li accompagni a Marisabella insieme ai propri bagagli, scendere dal bus, effettuare le operazioni presso le biglietterie e poi risalire sul bus (caricando e scaricando continuamente i bagagli), per essere riaccompagnati presso la Stazione Marittima San Vito dove, a seguito dei controlli, potranno finalmente imbarcarsi. Ciò produce evidentemente maggiori costi e tempi per l’erogazione dei servizi, oltre a disagi per i passeggeri (nel corso di questi mesi abbiamo raccolto svariate segnalazioni).

Tra le lamentale principali ci sono quelle relative ai box situati su Marisabella. Sono all’aperto, protetti soltanto superiormente da alcuni gazebo, per cui d’inverno si rimane al freddo e sotto la pioggia; d’estate è il caldo a determinare condizioni pessime. Se a ciò si aggiunge il mal funzionamento dell’impianto elettrico e di illuminazione, che ha mandato in tilt l’erogazione dell’energia elettrica per ben tre volte nei mesi scorsi, il quadro della situazione è abbastanza chiaro.

Quanto ai servizi affidati dall’Autorità Portuale alla GSA, in base all’atto di concessione e all’offerta di gara presentata, l’azienda friulana –  come si legge chiaramente nel capitolato – avrebbe dovuto formare opportunamente i propri dipendenti e, invece – secondo quanto ci è stato riferito dallo stesso personale – avrebbe omesso di effettuare i corsi di lingue straniere, quelli sulle discipline informatiche, sulla prevenzione incendi (che prevede un esame finale presso i Vigili del Fuoco) e quelli sul primo soccorso anche con l’utilizzo di defibrillatore automatico e con rilascio di attestazione; inoltre, non sono stati effettuati i corsi di tecniche di comunicazione nelle professioni sociali, quelli sul trattamento dei dati sensibili, sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla gestione dello stress, sul riporto al piano degli ascensori e sul primo intervento in presenza di agenti contaminanti NBCR (nucleare, batteriologico, chimico, radiologico).

In merito alle dotazioni per l’espletamento dei servizi, la GSA non avrebbe garantito il sistema di condivisione delle informazioni con l’Autorità Portuale su piattaforma web, la fornitura di computer portatili, stampanti e fax presso le stazioni marittime, i cellulari per i dipendenti, l’autovettura Smart dotata di attrezzature antincendio, l’apparecchio GPS per localizzare e tracciare gli spostamenti delle autovetture in servizio, le biciclette elettriche per spostamenti veloci ed emergenze, i defibrillatori per i casi di primo soccorso, il sistema a sensori per la registrazione dei controlli, le cassette per reclami e suggerimenti, il numero verde e la mail dedicata ai reclami.

C’è poi il capitolo relativo al servizio di informazione ai passeggeri, quello previsto presso il Terminal Crociere dalle ore 10 alle ore 20 di ogni giorno dell’anno. Al contrario, non verrebbe svolto se non nei giorni di approdo delle navi da crociera, omettendolo per i traghetti. Inoltre, per tale servizio non sarebbe garantita né l’adeguata dotazione delle attrezzature previste per le attività di info-point, nè la conoscenza delle lingue previste, da parte degli addetti al servizio: albanese, serbo-croato, inglese, greco, spagnolo, tedesco e russo. In questo caso, lo abbiamo verificato personalmente e presto vedrete il dialogo alla “Totò e Peppino” che siamo stati costretti a sostenere per riuscire ad avere le informazioni di cui avevamo bisogno.

Per quanto riguarda il servizio di pulizia, l’azienda non effettuerebbe la pulizia ogni sei mesi delle vetrate esterne presso la Stazione Marittima San Vito e il Terminal Crociere e non effettuerebbe neppure il lavaggio mensile delle scale mobili; inoltre, non starebbe rispettando l’obbligo di smaltire i rifiuti in maniera differenziata. I sacchetti dei rifiuti vengono prelevati dai contenitori per la raccolta differenziata e depositati tutti insieme nei comuni bidoni per rifiuti indifferenziati. Anche in questo caso siamo stati testimoni oculari.

I bus navetta non sarebbero di recente immatricolazione e rispondenti alla normativa sulle emissioni in atmosfera e, in alcuni casi, nemmeno idonei al trasporto dei diversamente abili. In altre situazioni, pare che il servizio venga svolto da personale non in possesso dei necessari requisiti (patenti e abilitazioni). Sarebbe il caso che l’Autorità Portuale verificasse questa circostanza. Inoltre, la GSA non avrebbe predisposto la cartellonistica informativa e la tabella oraria per le fermate dei bus, non avrebbe dotato i mezzi di sistema di videosorveglianza, non avrebbe dotato gli autisti di radio ricetrasmittente e cellulare, non avrebbe provveduto alla pulizia generale dei mezzi ad ogni rientro (come abbiamo già documentato in un nostro precedente articolo), omettendo anche la disinfezione settimanale.

Infine, non sarebbero stati installati sui mezzi il sistema informativo previsto, al fine di gestire in tempo reale le informazioni sul movimento dei mezzi, di documentare i percorsi e di comunicare con gli autisti inviando e ricevendo messaggi su orario e posizione del veicolo.

La vicenda parte da subito con un arcano. Il presidente dell’Autorità Portuale, prima elogia la gestione della BPM dinanzi alla Commissione istituita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (la definisce “ottima” nella relazione conclusiva della Commissione Ministeriale datata 4 maggio 2009), poi, lo stesso Mariani, scarica la BPM. La società, lo ricordiamo, era partecipata dalla stessa Autorità Portuale per il 30% e dalla Camera di Commercio per un altro 5%. Alla gara d’appalto, allestita dopo la rottura, la BPM arriva quarta su quattro aziende. Vince la GSA, società che non ha esperienze specifiche nel settore, con un’offerta molto articolata.

Probabilmente abbiamo tralasciato qualcosa, poca roba rispetto a ciò che si è dimenticato di fare rispetto al bando del 2010. Non solo ci sarebbe bisogno di una nuova e immadiata gara d’appalto ma, probabilmente, sarebbe il caso di chiedere contro di una gestione lacunosa, che bene non fa all’immagine dello scalo barese.