Le immagini parlano chiaro. La prima, scattata a metà marzo, immortala un giaciglio di fortuna per la notte, con tanto di cuscino e coperta. La seconda, scattata dopo circa due mesi nello stesso posto, riprende una situazione di fortuna consolidata, con tutto il necessario imbustato e pronto ad essere utilizzato all’occorrenza, per un’altra notte da trascorrere al riparo. Il luogo ha dell’inimagginabile: non le “classiche” panchine o vagoni abbandonati in una qualsisasi stazione ferroviaria, bensì l’ultimo piano del padiglione Aclepios all’interno del Policlinico di Bari.

Sgombriamo il campo da ogni dubbio: non ce l’abbiamo con i senza tetto. Crediamo, però, che un ospedale non sia il luogo deputato a dar loro un riparo, specie se autonomamente improvvisato, senza quindi le opportune precauzioni e cautele. I senza tetto e i degenti hanno esigente specifiche diverse. Insomma va bene che c’è carenza di posti letto, ma farli stare a terra nel vano scale non è certo la soluzione. E poi diciamocelo, se chiunque può intrufolarsi indisturbato all’interno dell’ospedale, di che sicurezza godono i malati e i medici?

Abbiamo sentito il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli, il quale non è stato affatto sorpreso: «È un problema che conosciamo da tempo, noi puntualmente chiamiamo i servizi sociali che intervengono con tutta l’accortezza che il caso richiede, ma puntualemente dopo un po’ si ripresentano nottetempo, ci sono questi vani un po’ più riparati, del resto è una stagione rigida».

Questo conferma il fatto che esiste un problema di sicurezza allora…
«No, affatto. I clochard non sono un pericolo per la sicurezza, è un problema di carattere sociale. Non entrano nei padiglioni, si fermano in due o tre zone evidentemente segnalate, un po’ più riparate, al di fuori dei padiglioni».

La situazione che abbiamo fotografato, però, è all’ultimo piano di Asclepios, subito prima di uscire sul terrazzo. Evidentemente chiunque può entrare e trovare riparo…
«No, no, no lo escludo. Di notte i padiglioni sono chiusi, sorvegliati, sono chiuse le porte di accesso dei reparti…qualcuno forse entra di nascosto… del resto un ospedale non è una caserma, esiste la permeabilità dell’ospedale in condizioni ordinarie e non ordinarie, esistono le vigilanze…probabilmente si tratta di un giaciglio che è rimasto là, di qualcuo che era già stato accompagnato e che voi avete trovato».

Lo ribadiamo ancora una volta, non ce l’abbiamo con i senza tetto, semplicemente ci sono delle esigenze e delle condizioni igeniche e di sicurezza da salvaguardare, anche per i clochard. Se davvero si tratta di un giaciglio già “sgomberato”, come sostiene il dott.Dattoli, allora esiste un problema di igiene all’interno del Policlinico, dato che avrebbe duvuto essere immediatamente ripulito. Se invece si tratta di una situazione consolidata, come sembra dalla seconda foto dove si vedono le buste del senza tetto lasciate per comodità, allora esiste un problema di permeabilità, per usare un termine del direttore generale. E questo non deve essere possibile. Un ospedale non è una caserma, ma non dovrebbe neanche essere una stazione dove passa chiunque.