foto di repertorio

Medici neo laureati e inesperti assunti per un anno come precari, invece di stabilizzare i precari storici. Storie di ordinaria burocrazia, che potrebbero rendere ancora più vulnerabile il già delicato sistema del 118. Senza contare i rischi per i pazienti e per gli stessi dottori. Quando credi di averle viste tutte, è allora che ti capita di imbatterti nell’ennesima follia burocratica pugliese. La notizia è del 16 maggio scorso, ma resta attuale e molto grave. Succede nella di Asl di Bari, una delle più grandi d’Italia, in una delle regioni più popolate della patria delle lungaggini, dei lacci e dei freni amministrativi. Parliamo della convocazione a chiamata diretta dei medici con i soli requisiti di laurea e abilitazione professionale, per l’assegnazione di incarichi libro-professionali nei Punti di Primo Intervento del 118 (gli ex Pronto Soccorso ospedalieri, tanto per intenderci).

Si tratta di un piccolo drappello di giovani medici, qualcuno dei quali alla primissima esperienza lavorativa e senza
il patentino per l’emergenza territoriale. In molti casi i neo e increduli camici bianchi si sono presentati negli uffici della Asl, sul lungomare di Bari (per l’esattezza Ufficio gestione  personale convenzionato), per accettare il primo incarico annuale. Mettiamo pure le cose in chiaro, seppure molti dei medici hanno iniziato a sudare freddo, consci della delicatezza della situazione, il diritto al lavoro vale per tutti. Sulla carta non c’è nulla da eccepire. Sulla carta.

È recente la stabilizzazione di gran parte dei medici precari del 118 pugliese. Una legge del 2012 ne ha delineato i principi di assunzione a tempo indeterminato, prevedendo requisiti di servizio e titoli. Ulteriori lungaggini burocratiche e decisioni assunte nei Comitati Permanenti Regionali, ovviamente di concerto con sindacati di settore, aziende sanitarie e Assessorato alla Sanità, hanno procrastinato i tempi di conversione dei contratti “precari” e finalmente questo mese molti medici precari storici del 118 regionale hanno firmato gli incarichi da “titolari”.

La domanda, però, nasce spontanea: perché molti e non tutti? Eppure, la legge del 2012 era stata formulata con un preciso intento: stabilizzare tutti.  Il pantano burocratico delle istituzioni pugliesi, però, ha prodotto distorsioni interpretative e
discriminanti applicative della legge originaria che, alla fine, si sono tradotte in una parziale vittoria solo parziale dei medici “precari”.

Cos’è successo? Molti camici bianchi con esperienza pluriennale nel SEST 118 si sono visti ingiustamente discriminati, a causa delle pastoie di palazzo, dalla maggior parte dei loro colleghi che, invece, sono passati “titolari”. Il problema per i burocrati non è stato come rimediare, ma come fare a sfruttare ugualmente i precari. Niente di più facile. Dopo un’assurda esclusione per criteri incomprensibili, le Asl li ricollocano nuovamente in servizio con ulteriori contratti a scadenza, perpetuando il loro precariato. Ma ancora più paradossale appare la situazione attuale. Dopo le assegnazioni delle titolarità dei colleghi più fortunati.  Sono avanzati parecchi posti liberi da assegnare in tutta la Puglia e la Asl che fa? Decide di coprire quegli stessi Punti di Primo Intervento del 118 inserendo neo laureati a contratto libero-professionale.

«Le considerazioni non sono superflue. Appare quanto meno contradditorio che le istituzioni sanitarie da un lato, sic et simpliciter, taglino medici di comprovata esperienza nel settore dell’emergenza-urgenza, mentre dall’altro abbiano l’esigenza di coprire quegli stessi posti con medici alle prime esperienze professionali», spiega Francesco Papappicco, medico del 118 e referente regionale di FSI118, tra l’altro uno dei principali artefici della lotta al precariato nel 118 e promotori della legge di stabilizzazione del 2012. «Se è pur vero che si inizia a lavorare – aggiunge Papappicco – è altrettanto evidente che questa politica sottenda e palesi contraddizioni e gravi implicazioni: riaffermazione del precariato dei medici di emergenza, iper-normazione e vessazione burocratica ai danni di medici esperti e leggerezza amministrativa nell’assunzione di medici privi della stessa esperienza per mansioni delicate come quelle da espletare in un punto di primo intervento che proprio in quanto depotenziato (non sono effettuabili radiografie, ecografie, esami ematici, enzimi cardiaci, consulenze specialistiche!), richiederebbe personale titolato ed esperto».

Quali tutele e assicurazioni ci sarebbero, poi, per i giovani medici e di conseguenza per i pazienti bisognevoli di cure urgenti? A nostro avviso le istituzioni non difendono pazienti e medici in questo modo. Le continue ingiustizie e vessazioni messe in atto con sistematica maniacalità, oltre a sapere di sadismo istituzionale, hanno l’effetto di rovinare vite e professioni, aumentando il solo benessere e autoreferenzialità di un’esigua minoranza coccolata nei suoi privilegi.  Ègiusto offrire nuove possibilità di lavoro al giorno d’oggi, ma verosimilmente non a queste condizioni e non adottando strategie degli obiettivi limitati.