Ci sono o non ci sono i soldi nelle casse del Petruzzelli? Da un lato si chiede l’accesso alla Legge Bray, dall’altro si spendono denari pubblici con criteri e una facilità imbarazzanti, nonostante si possano avere gli stessi risultati – se non addirittura migliori – a costo zero. Per primi avevamo sollevato lo “scempio” Elektra in merito all’utilizzo dei maestri musicisti dell’Ico di Lecce, senza tenere minimamente in considerazione l’orchestra della Provincia di Bari, socia della Fondazione. Sulla questione si è poi scatenato un polverone. Di quella stessa opera, a dire il vero, abbiamo anche dimostrato come non sia stato sottoscritto ufficialmente nessun accorto di coproduzione con la Fondazione lirico sinfonica di Cagliari. Il direttore di produzione cagliaritano, infatti, ha smentito ciò che la Fondazione barese ha scritto sui libretti, sul sito internet, ma non sugli striscioni sistemati sulla facciata del teatro. I costi dell’opera, dunque, graveranno tutti sulle finanze del Peruzzelli, a meno di magie dell’ultima ora.

Ma torniamo a Elektra. Possiamo mostrarvi in esclusiva i contenuti del contratto firmato dal commissario (?) Fuortes il 12 gennaio 2014 con la Ico di Lecce. Qualcuno l’ha definita una “offesa”, qualcun altro una “barzelletta”. Il “priodo contrattuale” va dal 14 gennaio all’11 febbraio 2014: 27 giorni a 110 euro lordi al giorno, “al netto delle ritenute fiscali, assicurative e previdenziali previste dalla legge”. Calcolando che sono stati chiesti in prestito 25 professori stiamo parlando di 74.250 euro. «Se il commissario avesse chiesto una collaborazione alla nostra Ico – tuona ancora una volta Nuccio Altrieri, il vicepresidente della Provincia di Bri – l’avremmo fatta senza nessun costo per il Petruzzelli». Nemmeno un euro, gratis. Perché spendere tutti questi soldi? Sono davvero così somari i musicisti baresi rispetto ai colleghi salentini? O c’è dell’altro? «Sarebbe importante capire se i soldi ci sono o non ci sono – continua Altieri – e in ogni caso si è trattato di una scelta incomprensibile e inaccettabile. Se non ci sono soldi, non capiamo come possa essere stata messa in piedi una simile operazione. Se i soldi ci fossero, invece, sarebbe stato auspicabile dare una possibilità ai maestri baresi e soprattutto coinvolgere i soci fondatori nelle scelte di indirizzo culturale».

Ai 74.250 uro, poi, bisogna aggiungere il costo di un pullman (nelle foto ndr.) che, tutti e 27 i giorni, accompagna da Lecce a Bari, e poi di nuovo a Lecce, i musicisti. Non ne abbiamo la conferma ufficiale, ma pare proprio che le spese siano a carico del Petruzzelli. Così fosse l’operazione sarebbe compessivamente costata circa 80.000 euro. Una spesa assolutamente evitabile, soprattutto alla vigilia dell’insediamento del nuovo Cda, messo in questo modo con le spalle al muro. Siamo curiosi di sapere se i consiglieri di amministrazione e il presidente Emiliano interverranno anche su questa vicenda.

Quello sottoscritto con gli orchestrali leccesi è un “contratto di scrittura artistica”. Nessun concorso, ancora una volta, o la chiamata di tanti maestri baresi capacissimi di ricoprire quel ruolo. Al di la delle osservazioni di merito che chiunque può fare, ci occupiamo, invece, di alcuni punti interessanti di questa scittura. Del trasporto da Bari a Lecce, e quindi di quella spesa, nel contratto non c’è traccia. Se un artista ha una malattia, che succede? «… la stessa deve essere accertata da un medico del Teatro e solo se riconosciuta potrà liberare l’Artista dall’obbligo dell’osservanza del presente contratto. Il Teatro, in questo caso, non corrisponderà il compenso pattuito». Non bastava il medico di famiglia? E se il musicista sta male a Lecce, il medico del Teatro lo va a visitare a casa o il malato deve raggiungere il Petruzzelli per farsi accertare la malattia? E ancora: «Nell’eventualità che per causa di forza maggiore di qualsiasi genere una o più prestazioni non avessero luogo e l’Artista si trovasse già sul luogo di effettuazione dello spettacolo, il Teatro corrisponderà allo stesso il 25% del singolo compenso pattuito in contratto senza pregiudizio dei maggiori danni». In Teatro sanno forse che Elektra potrebbe saltare e quindi si sono messi al sicuro? Al punto 10 la precisazione d’obbligo, quella a scanso di equivoci: «… Il rapporto oggetto del presente contratto non potrà essere considerato di natura subordinato e quindi deve intendersi a tutti gli effetti di natura autonoma e professionale, senza vincolo di subordinazione». 

Infine, ci sentiamo di dare un consiglio agli orchestrali leccesi. Come succede nei parcheggi dei grandi centri commerciali, non lasciate i vostri strumenti incustoditi – soprattutto se venite a Bari con un violino da 50.000 euro (Ho scoperto solo ora che possono essercene persino di più costosi). Nel contratto, infatti, c’è scritto: «Il Teatro non sarà ritenuto responsabile di eventuali dannio furti delle proprietà dell’Artista, ivi compresi eventuali strumenti musicali e/o oggetti personali». Probabilmente non ci sono i soldi per un eventuale risarcimento, al contrario previsto per gli assunti a tempo determinato.