Prendiamo un Pasquale Amoruso qualsiasi, non musicista ma proprietario di un ristorante con musica dal vivo. Quest’uomo non conosce la musica, non sa suonare nessuno strumento ma di suo pugno, o tramite un musicista compiacente, “scrive”  e deposita presso la Siae una canzone. Non è una vera e propria canzone, è più una successione di note senza alcun senso – lui è tranquillo, tanto la Siae non controlla mai i brani depositati –  Questo brano non compare in nessun disco, non viene passato da nessuna radio, non ne esiste un vidoclip, nessuno l’ha mai ascoltato. L’unica traccia dell’esistenza di questa canzone è la copia depositata in Siae.

Dopo ciò, l’autore della canzone, proprietario di ristorante con musica dal vivo, dichiara presso la Società degli Autori che ogni sera, nel proprio locale, viene eseguita la canzone che ha scritto. Naturalmente non è vero, quella canzone non esiste, ma dichiarando il falso, il nostro ristoratore percepisce dalla Siae i diritti di esecuzione del brano.  Ora immaginiamo che il ristoratore abbia registrato più di un brano solo. Diciamo 20 canzoni false che dichiara vengano eseguite ogni sera non solo nel suo locale, ma anche in altri nove locali. Immaginiamo che il ristoratore sia un mafioso e imponga ad altri 20 locali di dichiarare che faranno eseguire le sue canzoni. In questo modo, senza aver mai scritto nessuna canzone, il nostro Pasquale Amoruso percepisce ogni sera i diritti di 600 brani.

Ecco come si truffa la Siae. Nei locali, durante la serata, vengono eseguite dal vivo canzoni vere di  autori che non percepiranno i diritti di esecuzione dei loro brani, perchè quanto dichiarato non corrisponde a quello che viene eseguito e in un’unica azione viene danneggiato un autore vero e la Siae e ci guadagna un malavitoso.

Questa operazione, alla lunga, ha portato a una grossa diminuzione dei maturati dei grandi autori. Cosa che ha insospettito la guardia di finanza, portandola a indagare. Sarebbero sette gli esposti della GdF che avrebbero portato alla luce questo sporco gioco e che avrebbero spaventato la Siae fino al punto di farle emettere la famosa delibera 16 del febbraio 2013, di cui abbiamo già parlato.

Ma perchè la delibera 16 colpisce maggiormente feste private e piccoli concertini? É presto detto. Un ispettore Siae può entrare in qualunque luogo pubblico per verificare che la musica eseguita corrisponda a quella dichiarate, ma per accedere a una festa di matrimonio o simili ha bisogno di una sorta di mandato di perquisizione. Di conseguenza, le feste private non vengono mai controllate, costituendo terreno fertile a false dichiarazioni di esecuzione e false canzoni. Con la delibera 16, la Siae ha forse sperato che, incidendo pesantemente sulle ripartizioni delle feste private, tutti i falsi autori decidessero di cancellarsi. É questo però un provvedimento che ne colpisce 100 per prenderne uno.

Michele Marzella, portavoce del “Movimento di Abolizione dell’Ordinanza n°16 del 28 febbraio 2013 della Siae” ha commentato per noi la situazione:

«Il sistema è sbagliato alla base. Fino a qualche anno fa, la Siae obbligava gli autori che avessero voluto registrare le proprie opere, a superare un esame che attestasse la loro professionalità di musicisti. In seguito questo esame è stato eliminato e ciò ha portato un’iscrizione indiscriminata di persone. Cani e porci possono scrivere di seguito otto battute e registrarsi alla Siae – continua Marzella – La delibera del febbraio 2013, però, non è una soluzione perchè va a colpire anche tutti quegli autori seri che vivono di feste private. Le soluzioni diverse esistono e noi le stiamo proponendo alla Siae. Basterebbero dei controlli incrociati tra le agibilità enpals (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo e dello Sport Professionistico n.d.r) e gli autori registrati in Siae per far saltare fuori tutti i falsi professionisti o andare a verificare se esistano tracce concrete, come cd, pubblicazioni, passaggi radio, delle canzoni registrate».