Alla vigilia della prima convocazione del nuovo Cda della Fondazione Petruzzelli facciamo i conti. L’obiettivo è quello di capire quanto siano costati ai baresi i 21 mesi di commissariamento (da marzo 2012 a dicembre 2013). Facciamo, però, un passo indietro, giusto per avere un termine di paragone. Giandomenico Vaccari, il vecchio sovrintendente, che svolgeva anche il ruolo di direttore artistico, guadagnava 110.000 mila euro lordi l’anno, senza ulteriori costi ad eccezione delle trasferte di lavoro. Vaccari, infatti, mangiava e dormiva a casa sua.

Nella conferenza stampa di presentazione del commissario straordinario è stato annunciato che avrebbe guadagnato la metà di  Vaccari (55.000 euro lordi l’anno). Tutti in piedi ad applaudire, ma le cose sono andate davvero così? Anche in qusto caso, ovviamente, ci facciamo aiutare dalle carte (quelle di cui siamo riusciti a entrare in possesso), più che sufficienti per farci un’idea abbastanza dettagliata e rispondente al vero. Dividiamo per 12 i 55.000 euro e moltiplichiamo per 21, i mesi di commissariamento: 96.250 euro. Fuortes, però, è romano. Sentendo chi lavora in teatro abbiamo calcolato una media di presenza di 2 giorni a settimana. Al compenso, quindi, vanno aggiunti i viaggi in aereo: 25.000 euro (100 viaggi calcolati a una media di 250 euro a/r); il pernottamento al Palace Hotel, ma non sono mancate notti al Boscolo per 13.440 euro (168 notti al prezzo di 80 euro a notte compresa prima colazione in stanza matrimoniale uso singola); i pranzi, soprattutto al ristorante “I due ghiottoni”, in via Putignani: 5.040 euro al netto degli ospiti (un pranzo o cena al giorno al prezzo in convenzione di 30 euro). Raggiungiamo la cifra verosimile di 141.410 euro in 21 mesi. A prima vista una somma effettivamente inferiore a quella del vecchio sovrintentende.

Nella lista, però, bisogna aggiungere i costi legati agli assistenti che hanno accompagnato Fuortes nella sua trasferta barese. Cominciamo dalla sua segretaria, Stefania Donnini. Il contratto siglato tra lei e Fuortes l’8 marzo del 2012, valido per cinque mesi, prevede 21.900 euro comprensivo di ogni onere. Ora, dividiamolo per 5 e moltiplichiamolo per 21, i mesi del commissariamento: 91.980 euro.

L’8 giugno 2012, poi, Fuortes firma il contratto con la Mantra Consulting s.r.l. di Firenze. Tradotto, Eleonora Pacetti, la casting manager. L’accordo prevede il pagamento di 3.000 euro al mese più iva dietro presentazione di regolare fattura, per un compenso complessivo di 20.000 euro iva esclusa. Non solo, il contratto include il pagamento delle spese di viaggio, alloggio, vitto e l’utilizzo di uno smartphone a carico della Fondazione. Tremila euro per i 19 mesi in cui la Pacetti è stata al fianco di Fuortes fanno 57.000 + 12.540 euro di iva e una cifra forfettaria di 15.000 euro tra vitto, alloggio, spostamenti e telefono per un totale di 84.540 euro.

C’è ancora il compenso di Oscar Pizzo che, per quanto ci è stato possibile capire, ricoprirebbe il ruolo di consulente musicale, qualcosa di analogo a quanto fa per il Parco della Musica di Roma, di cui è amministratore Carlo Fuortes. A differenza dei due colleghi, però, non siamo in possesso dei contratti. Mettiamo per questo in conto una cifra di 40.000 euro comprensiva di tutto.

Ci sono, infine, le consulenze volute dal commissario. Sono certamente più di quelle che ci sono state consegnate. Intanto aggiungiamo 4.500 euro dati in due momenti diversi a Stefania Carrino in virtù degli accordi firmati il 12 e il 28 giugno del 2012.

Al totale, quasi lo dimenticavamo, bisogna aggiungere il costo degli inoperosi dipendenti della Fondazione, che hanno continuato a percepire lo stipendio senza di fatto essere impiegati, in quanto le loro mansioni sono state svolte dai consulenti arrivati da fuori.  Si tratta di due dipendenti a una media di 2.000 euro al mese per i 21 mesi del commissariamento: 84.000 euro.

È arrivato il momento di tirare le somme: poco meno di 450.000 euro. Certo, i nostri calcoli sono approssimativi, probabilmente per difetto. Ci piacerebbe tanto sapere, – piacerbbe tanto anche ai baresi e in generale ai pugliesi, in considerazione del fatto che si tratta anche dei loro soldi –  quanto sia effettivamente costato alle casse pubbliche il commissariamento.

E alla fine una considerazione. Abbiamo speso più del doppio della gestione ordinaria. Ne è valso davvero la pena per avere un commissario che, tra le altre cose, non è stato sempre presente? Siamo certi che il nuovo Consiglio di amministrazione vorrà fare chiarezza anche su questa questione, non marginale, soprattutto in virtù dell’attuale situazione economica della Fondazione.