Le sorti della Fondazione Petruzzelli sono tornate a essere argomento da campagna elettorale dopo il lungo e colpevole silenzio di buona parte della politica. Ora si replica e ci s’indigna; si scaglia la stampa schierata e si cerca un po’ di spazio ovunque. La maggioranza di centrosinistra al Comune prende la scelta coraggiosa che aveva annunciato alcuni mesi fa ai nostri microfoni per bocca dei suoi consiglieri: ridurre il contributo al Petruzzelli (dal 31 dicembre 2013 solo 200mila euro). Chiariamo: si tratta dei soldi per la gestione del 2013. Le cose, per quanto è dato di sapere, nel 2014 potrebbero stare persino peggio. L’opposizione – che finora ha evitato di commentare la gestione commissariale, per non risollevare le sorti dell’uscente Emiliano – finalmente s’è desta e adesso comincia a mostrare l’artiglieria pesante.

Persino i quotidiani più quotati (La Repubblica su tutti) – che evidentemente ha notizie di prima mano, dopo aver a lungo taciuto – si sono accorti che senza soldi si va verso un nuovo commissariamento. Se c’è voluto un commissario per tentare – a quanto pare invano – di sanare i conti della Fondazione, ora chi metterà a posto i conti in rosso del commissario? Se controllori e controllati coincidono è sempre difficile arrivare alla verità. La sforbiciata al Petruzzelli ha creato mal di pancia. Se t’abbuffi prima o poi la nausea arriva. Qualche mese fa abbiamo pubblicato una lettera dal 21 dicembre 2012 spedita da Emiliano a Fuortes. Il sindaco avvisava il commissario di andarci piano con le spese, perché non c’erano soldi nelle casse comunali. Emiliano, poi, non ha mai riconosciuto il piano industriale presentato nell’estate del 2012 da Fuortes al Ministro e ai Soci Fondatori. Quel piano industriale prevedeva un contributo comunale di un milione e mezzo di euro.

Il commissario ha continuato a fare il bello e cattivo tempo, infischiandosene della difficile situazione economica e degli inviti alal prudenza fatti recapitare dai suoi emissari. Con questo non vogliamo dire che chi ha gestito in passato non sia immune da colpe, ma un uomo mandato dal Governo a mettere ordine deve farlo a tutti i costi. Fuortes, invece, avrà creduto che i Soci Fondatori scherzassero. E allora via alle assunzioni triennali per Coro e Orchestra, all’allestimento della Stagione 2014 persino con la stipula dei contratti. Tutto questo mentre all’interno della Fondazione continuava a consumarsi lo scempio che stiamo denunciando ormai da marzo scorso. Situazioni poco chiare sulle quali indaga anche la Procura di Bari.

Solo ora –  con una telefonata – veniamo a sapere che, suquello scempio era intervenuta anche la Uil, senza però far sapere niente a nessuno. Pare ci siano state delle comunicazioni del sindacato al direttore amministrativo e allo stesso Commissario. Nessuna denuncia ufficiale, solo una tiratina d’orecchi. Intanto la cooperativa Artelier ha annunciato la sua chiusura (anche per colpa di un debito con la Fondazione non saldato per tempo); il direttore luci e fonica continua a dare lavoro all’azienda della moglie; i risultati di alcune gare d’appalto si conoscono con settimane d’anticipo; un’azienda ha fatto una modifica alla sua iscrizione alla Camaera di Commercio per partcipare e vincere una gara d’appalto; riprese di vecchie opere vengono spacciate per nuovi allestimenti; il malcontento ha raggiunto livelli mai visti prima. Il campionario è davvero vasto e stomachevole, il teatro è diventato una polveriera.

La Uil adesso è preoccupata, non più in maniera sommessa. Ha esternato il suo disappunto con un infuocato comunicato stampa. È preoccupata per il mancato il traballante bilancio della Fondazione, a causa della scorretta decisione presa dal Comune di tagliare il contrbuto al Petruzzelli solo il 31 dicembre. La Uil è preoccupata perché si annuncerebbe una stagione in salita. Sarebbe a rischio la programmazione del 2014, pensata  dal commissario solitario. Non solo. Il malumore sarebbe tanto anche per un’eventuale ricorso della Fondazione nei confronti del Comune per vedere rispettata la promessa di contributo iscritto dal commissario nel bilancio preventivo, nonostante gli avvertimenti. Un commissario che, come ricordiamo da un po’, ha fatto dal primo giorno i conti senza l’oste. Lo stesso commissario che ha deciso di non rispondere agli appelli delle istituzioni cittadine, che non ha voluto fornire i documenti sulle gare d’appalto, neppure il verbale d aggiudicazione della gara per la custodia e guardiania di febbraio 2013.

I rischi sul normale svolgimento della programmazione 2014 sono più concreti che mai. Il presidente della Fondazione Petruzzelli – sempre lui, Michele Emiliano – ha annunciato che potrebbere essere essere ritoccata, ovviamente al ribasso. A molti spettatori è passato il “priscio” di respirare l’aria del Petruzzelli; quell’emozione che ha permesso di sopportare qualsiasi cosa si è affievolita. Non è escluso che qualcuno corra  a farsi rimborsare l’abbonamento per manifesta approsimazione e avrebbe tutta la nostra considerazione. Intanto, dall’interno del teatro i mugugni aumentano. “Elektra” (il debutto) e “Pagliacci” sono le uniche due opere prodotte in casa dalla Fondazione Petruzzelli. Uno scenario non gradito agli operai del palcoscenico, già costretti a mandare giù la necessità di lavorare in luoghi inopportuni, che non rispettano le più elementari norme in materia di sicurezza del lavoro. Per il resto del tempo che si fa? Si resta a casa a girarsi i pollici, andando ad infoltire la schiera dei precari e degli affamati? (vedi i 13 custodi dell’onnipresente Sama Agency, passati alla Urbe di Roma). Sì, perché al Petruzzelli ci sono solo 22 assunti a tempo indeterminato. Tutti gli altri sono precari o a chiamata. Quanto ancora potrà durare la baldoria?

E se ancora non bastasse Fuortes continua a far finta di niente. Il commissario solitario, recentemente nominato sovrintendente al Teatro dell’Opera di Roma continua a stare in sella nonostante il periodo del commissariamento sia finito. Persino il periodo di prorogatio è scaduto alla fine di novembre scorso. Fuortes, che ha deciso di chiedere l’accesso al fondo salva-debiti (o salva Fondazioni) Per i teatri di Roma e Bari, continua a fare il “padrone”. Il 7 gennaio ha convocato Cgil, Cisl, Uil e Fials per presentare il suo piano industriale, quello possibile grazie alla legge Bray. Ma ci sarà mai un limite in questo paese?