In un clima di tensione e malcontento generale, sollevare gli animi incitandoli alla violenza è un attimo. In questa situazione trovano ambiente favorevole gli agitatori che tentano di strumentalizzare una manifestazione pacifica, facendola degenerare in una sommossa popolare contro i propri avversari.

Il comizio tenuto ieri sera, sulla strada statale 16, a Bari, davanti a una folla di manifestanti osannanti ha tutta l’aria di essere un chiaro esempio di quanto sia facile volgere gli animi alla rivolta. A parlare è Antonio Dell’Omo, membro del coordinamento nazionale del comitato 9 dicembre, che in un discorso concitato e pieno di carezze nazional popolari nemmeno tanto velatamente, ha incitato i presenti e le forze dell’ordine alla violenza e alla lotta.

«Tutti a casa, certo – ha dichiarato – a cominciare dai Signori delle televisioni, delle radio, nonchè della stampa, che sopravvivono, poveretti, solo grazie al contributo pubblico. sono schiavi del sistema. Sono tutti schiavi. Gli unici uomini liberi, stanno qui».

Fine ultimo della protesta è quello di raggiungere una situazione economica e sociale migliore, in Italia, attraverso il rinnovamento della classe politica. E allora ci chiediamo, perchè “tutti a casa a cominciare da radio, televisioni e stampa“? Perchè non a cominciare dai politici? Forse perchè la stampa è serva? Ma non si dovrebbero mandare a casa i padroni corrotti, invece dei servi? Allora è legittimo sospettare che qualcuno “indirizzi” il mal contento della gente esausta, a beneficio dei propri interessi e delle proprie idee.

Quanto alla servitù dei mezzi d’informazione, invitiamo a fare attenzione a non generalizzare in questa maniera grossolana che sfiora il populismo. Noi, per esempio, non percepiamo alcun contributo pubblico. La dimostrazione è la lunga lista di nemici.

«Io mi rivolgo ai tutori dell’ordine, di quell’Ordine che dovrebbe essere la Costituzione italiana. Seguite quell’ordine e manifestate anche voi contro questi banditi – e continua – Questo è il primo atto, solo il primo di una lunga serie che li metterà in ginocchio. Non so se avremo pietà di loro. Non lo so – e poi ancora – Io mi rivolgo ai ragazzi, i ragazzi che sono il destino e il futuro di questa nostra patria, di questa nostra società[…] non scordate di essere figli di un grande popolo, siatene fieri e combattete con noi fino all’ultimo sangue, perchè è necessario dare un segnale diverso, un segnale di vita, di coraggio».

Come può un atto di violenza e di illegalità essere alla base del rinnovamento per un’Italia migliore? La Costituzione, quell’Ordine che i manifestanti dovrebbero difendere, ripudia sia guerra che violenza, come ogni atto che limiti la libertà personale del cittadino (art.13 e seguenti). Come si può incitare le masse a difendere con la violenza una carta dei diritti che la ripudia?

Contattato telefonicamente, Dell’Omo ha fatto un passo indietro: «Mi rendo conto che certe dichiarazioni sono state un po’ sopra le righe. Io per primo condanno me stesso per parte di ciò che ho detto». Stando a quanto ci ha confidato, alcuni avvocati stanno valutando la possibilità di denunciare i partiti politici per gli stessi reati per cui si perseguono le associazioni mafiose. Questa “mafia politica” sarebbe la longa manus dei servizi segreti statunitensi in Italia fin dal 1943. Per Dell’Omo la soluzione per emanciparsi da questo controllo senza dover sollevare le masse alla violenza sta nel sollecitare Napolitano affinchè, invece di indire nuove elezioni, convochi una nuova Assemblea Costituente, per tentare di restituire al popolo la sua sovranità.

Sulle violenze e i soprusi dei Forconi, si è e espresso anche Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Bari:

«Si tratta di atteggiamenti prevaricatori nei confronti di chi vuole lavorare. Certo, il disagio è profondo, lo denunciamo da tanto, troppo tempo. C’è bisogno di tornare a discutere nell’ambito di un modello condiviso che rispetti le regole democratiche della partecipazione. Ma non possiamo consentire che un gruppo di facinorosi possa impedire il corretto svolgimento della vita democratica di un Paese. Per questo, insieme a Cisl e Uil abbiamo un incontro con il prefetto e il questore di Bari. Condannando fermamente questi atti, assicuriamo il massimo impegno nella difesa della democrazia e delle regole per una civile convivenza. Per questo le nostre camere del lavoro resteranno tutte aperte, perchè non intendiamo cedere a nessun tipo di intimidazione».