«È stato terribile, non avevo mai visto tanta violenza e tanta cattiveria negli occhi di qualcuno». A parlare è uno degli ospiti del CARA, se si possono definire così. Lo chiameremo Paolo, è talmente spaventato che non vuole farsi riprendere né tanto meno dirci il suo vero nome. Lo abbiamo incontrato a piazza Umberto il giorno dopo la cosìddetta sassaiola di cui si è scritto poco e in maniera vaga. Ci mostra delle fotografie scattate di nascosto e nottetempo, dopo che il centro, o quel che ne resta, è stato ripulito e ordinato per quanto possibile.

Perché hai deciso di raccontare cosa è successo?
«Perché non tutti gli ospiti hanno partecipato, ma solo quelli che non hanno i requisiti per ricevere il permesso. Vedo come la gente ci guarda per strada, pensano che siamo bestie, ma non è così, o almeno non tutti, e queste cose non ci aiutano di certo».

Al CARA ci sono già stati episodi di violenza, cosa c’è stato di diverso questa volta?
«C’è stato che solo un miracolo ha impedito che ci scappasse il morto, volava di tutto, pietre grandi come le chianche di Barivecchia, i caschi che indossavano gli agenti per proteggersi si sono spaccati».

Raccontaci com’ è andata…
«Poco prima delle 7 alcuni ospiti del CARA di origine africana, tra cui 4 donne, hanno bloccato l’ingresso del campo. Gli uomini hanno creato una vera e propria barriera con i bidoni dell’immondizia che stanno nel parcheggio, impedendo l’accesso anche alla squadra di servizio di vigilanza che garantisce l’ordine pubblico, nessuno è potuto entrare: Carabinieri, Esercito, nessuno.

Una quarantina di ospiti ha esposto dei cartelloni, fatti con pezzi di cartone recuperati qua e là. Hanno scritto cose tipo “Vogliamo permesso di soggiorno e lavoro”, urlavano e battevano sulle sbarre della recinzione con pietre e oggetti di fortuna.

Verso le 8 sono arrivati gli interpreti e hanno iniziato a trattare con il personale dell’Ufficio Immigrazione e il Direttore del centro, ma invano. Tiravano di tutto, perfino i posacenere quelli che si mettono all’aperto. Dopo un po’ sono arrivati i rinforzi: pompieri, polizia, carabinieri, anche dei dirigenti della Questura e della Prefettura. Hanno cercato più volte di mediare con gli ospiti, ma quelli niente non ne volevano sapere, tanto che alcuni si sono tirati indietro e hanno abbandonato la protesta.

A un certo punto la cosa è peggiorata, da fuori le forze dell’ordine hanno rimosso il blocco usando i blindati mentre da dentro quelli tiravano sassi così grandi che si sono spaccati i caschi di protezione degli agenti, so che una decina di loro sono rimasti feriti, spero che stiano bene.

Mentre all’ingresso succedeva tutto questo, dentro al CARA hanno devastato tutto: la mensa è completamente distrutta, i magazzini sono stati saccheggiati, i tendoni sono stati fatti a brandelli, pure il gabbiotto dove si chiudono le guardie è stato devastato. Hanno rubato documenti, non so cosa c’era scritto, ma ormai non esistono più».

Nelle foto che Paolo ci ha dato si vede in che condizioni sono adesso le strutture del CARA: i tendoni della mensa e del magazzino sono stati rattoppati con del nastro adesivo; all’interno non c’è quasi più nulla. Anche l’auto che sostava nel centro, proprietà di qualcuno che al CARA ci lavora, è stata danneggiata.