La dicitura “riservata” su uno dei documenti inviatici via mail nei giorni scorsi la dice lunga. Mille euro per pagare un truffatore che ti fa riprendere l’atto criminale e altrettanti per rimborsare una signora da intervistare in trasmissione. La richiesta dei soldi da dare a chi “ovviamente, non può rilasciare ricevuta” è firmata dal direttore del Tg Norba, Enzo Magistà. Il destinatario è l’unico che potrebbe approvare quel pagamento non rintracciabile, l’editore: l’ingegner Luca Montrone. I documenti sono datati 28 gennaio e 22 ottobre 2008. Nel primo caso una signora foggiana che deve “assicurare una testimonianza importante” in una puntata del Graffio dedicata alla prostituzione. A ottobre, invece, viene “scoperto un personaggio che timbra i cartellni di alcuni dipendenti del Policlinico, ovviamente al loro posto, sicché loro sono assenti dal lavoro pur risultando in servizio”. “Il tizio – si legge ancora – sarebbe disposto a farsi riprendere domani mattina alle 6 mentre timbra tranquillamente per conto terzi”. Un bel colpo giornalistico, ma quel tizio  “vuole 1.000 euro in contanti, che gli daremmo subito dopo averlo ripreso”. Non capita tutti i giorni una cosa simile, “un colpo da non lascirsi sfuggire” per cui “chiedo la disponibilità entro oggi di 1.000 euro in contanti”. Rigorosamente in contanti.

Mettiamo subito le cose in chiaro, la prassi di pagare ospitate in tv (e non solo) è una cosa diffusissima a tutti i livelli. Il dibattito su cosa sia deontologicamente corretto e cosa no è apertissimo. Ciò che non capita spesso è avere le prove di questi pagamenti a nero per la ripresa di un reato o l’intervista a chi viene a raccontare la verità, la sua verità. Solitamente si agisce in modo da tenere i panni sporchi ben lontani dalla luce del sole. Alzi la mano chi non si è mai chiesto se gli ospiti che imperversano in tv o sui giornali, anche chiamati per approfondire fatti di cronaca nera come gli omicidi Scazzi, Rea o Gambirasio, abbiano preso un compenso, un gettone di presenza, oltre al rimborso per un viaggio e l’ospitalità in albergo. Senza contare tutti i vip che si alternano sulle poltrone televisive più ambite. In gran parte dei casi tutto regolamente dichiarato e fatturato. Personalmente mi è capitato di essere ospite in trasmissioni radifoniche, televisive e su alcuni giornali, ma non mi è mai stato dato nulla. Mi è capitato anche di condurre trattative per assicurarsi un’eclusiva con agenti dello spettacolo. Il caso di cui parliamo, però, è particolare perché attiene in senso strettissimo alla sfera giornalistica, non del gossip e dello scoop da varietà su botulini, matrimoni e paternità.

È vero, i documenti risalgono a cinque anni fa, ma a detta di alcuni testimoni diretti, di richieste analoghe ne sarebbero state fatte altre. Nella mail in cui erano allegati i due documenti che pubblichiamo ci viene detto che potremmo presto riceverne altri. Sarebbe una prassi. Si può fare? Si deve fare? Giriamo la domanda agli addetti ai lavori, al presidente dell’Ordine dei giornalisti, ma interroghiamo soprattutto gli ascoltatori, i lettori e i telespettatori.