Michele Salomone, Telenorba. Telenorba, Michele Salomone. Fino a quando l’azienda lgli ha fatto una proposta di collaborazione – così indecente da costringere il telecronista ad abbandonare l’emittente dopo 26 anni di onorata carriera (23 dei quali trascorsi alla guida della redazione sportiva) – nessuno avrebbe mai potuto pensare  all’una senza l’altro. Ancora oggi la gente va in confusione quando ascolta Salomone su Radio Puglia, tra l’altro con ottimi risultati. Il momento della separazione sportiva e professionale è stata un colpo al cuore durissimo per i tifosi, soprattutto per quelli che vedevano Telenorba e ascoltavano Radionorba solo nell’attesa di veder comparire Salomone. Tutti i matrimoni possono finire, per carità. Pensate a quello tra Romina e Albano. È ancora attuale nonostante siano passati diversi anni. Non tutti i matrimoni, però, finiscono alla stessa maniera. Al netto della bravura di alcuni colleghi ridotti a pane e acqua, precari da oltre un decennio; al netto dei figli d’arte gettati nella mischia più per necessità che per virtù; al netto dei giornalisti messi forzatamente a sedere sulla panchina della cassa integrazione, ci siamo chiesti chi abbia perso di più dopo quella separazione: Telenorba o Salome? Secondo voi?

A nostro avviso Telenorba. Da tempo sui canali del Gruppo di Conversano non si sentono critiche, analisi pepate, commenti di spessore, se non le solite pappette pronte. Ormai è tutto miele che cola. Dell’autogestione del Lecce e della guerra del giornalista in cassa integrazione pronto a far valere i propri diritti ad ogni costo, ne abbiamo già parlato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Quello di cui vogliamo occuparci oggi è il rapporto tra Telenorba, la famiglia Paparesta (che speriamo non ce ne voglia, tant’è) e la Bari, intesa come la squadra di calcio della città. Paparesta padre (Romeo), che in passato non ha risparmiato critiche anche particolarmente violente ai Matarrese, ora ha sempre la giustificazione pronta: il caso, la sfortuna, l’arbitro e via dicendo. Ogni sconfitta è colpa del fato o di qualcun altro. Sarà mica che Paparesta figlio (Gianluca, che conosco personalmente e la cui professionalità non è in discussione) è diventato Club manager dei biancorossi?

Un merito i Paparesta, però, lo hanno avuto: far riappacificare Telenorba e il Bari calcio, al punto che i “galletti” ormai frequentano quasi esclusivamente i salotti di Conversano, non più buoni come un tempo. Quando è scoppiata la bufera del calcioscommesse, in cui i biancorossi sono stati tirati dentro con tutte le scarpe, Radionorba (main sponsor della squadra) ha chiuso i rubinetti, ritenendosi parte lesa dallo scandalo. Effettivamente un colpo mortale per chi vive di apparenze come Telenorba. Posso dire personalmente – avendo commentato a un centinaio di allenamenti in qualità di giornalista del Gruppo Norba – che in certi momenti storici l’emittente di Conversano non era molto gradita. Sarà stato forse per il fatto che proprio Salomone, prima di andare allo stadio mi diceva sempre: “obiettività”. Ma torniamo al periodo della bufera e del calcioscommesse.  In un editoriale durissimo, il direttore del TgNorba, Vincenzo Magistà, aveva persino ipotizzato che trea le partite “losche” ci fosse anche quel Bari – Lanciano (36ma giornata della passata stagione), finito 4 a 3 per i padroni di casa, capaci di recuperare uno svantaggio di 3 gol.

Non sappiamo se la bagarre si sia risolta nell’aula di un Tribunale o con un accordo tra le parti: una stretta di mano, un risarcimento o un cambio merce. La cosa certa é che adesso vanno d’amore e d’accordo, a scapito dei tifosi-spettatori (realmente tanti e appassionati come un tempo, o come si ascolta nelle pubblicità imbastite a dovere dall’emittente?) costretti a sorbirsi commenti tutti uguali, giustificazioni, ospiti e giornalisti imposti o appesi al filo sottilissimo della precarietà. Che gioco è questo? Non sembra più quello del pallone dei bei tempi di Salomone.