Il palazzo comunale di Adelfia, in provincia di Bari, fa acqua da tutte le parti. Nel senso letterale. Pur essendo stato girato dal candidato sindaco del centrodestra alle scorse elezioni amministrative, il video allegato non lascia spazio alle interprestazioni. Dalla tromba delle scale (lato vico Marconi, dove ci sono gli uffici dell’anagrafe) piove a catinelle. Succede da anni. Viene giù talmente tanta acqua che i dipendenti sono costretti a trovare ogni volta soluzioni di fortuna per contenere la “cascata”. In questo caso è stato utilizzato un grosso secchio.

«Abbiamo già fatto effettuare i sopralluoghi necessari – precisa il sindaco, Vitantonio Antonacci – La situazione è effettivamente grave. Stiamo cercando di capire se possiamo temporaneamente risolvere con interventi d’emergenza o se sia necessario fare dei lavori radicali. In quest’ultimo caso sarebbero davvero guai seri perché non abbiamo i soldi necessari. Negli ultimi due anni abbiamo dato precedenza al rifacimento dei solai delle scuole. Ci sembrava prioritario».

Come dare torto al sindaco, i soldi sono pochi e mancano a chiunque di questi tempi. Abbiamo deciso di non pubblicare ieri il video, perché sarebbe stato troppo facile sparare a zero. Stamattina siamo andati sul posto a verificare personalmente la situazione. Il tetto dell’immobile è in uno stato pietoso: erbacce, pezzi di cornicione. Non c’è un pezzo di guiana che aderisca al pavimento, muri bagnati, macchie di umidità, acqua che cola fino a entrare nelle prese della corrente elettrica. La situazione è particolarmente allarmante soprattutto perché, da quando – negli anni ’90 – il palazzo è diventato sede degli uffici comunali (prima c’era una scuola media), non sono mai stati effettuati lavori di nessun tipo.

È vero, i problemi delle infiltrazioni non si risolvono dalla sera alla mattina, soprattutto quando sono di questa entità. È anche vero, però, che i problemi sono anche altri. In questo senso il nostro sopralluogo è stato illuminante. Polvere e spocizia accumulata nel tempo, che poi diventa fango; porte arrugginite, cassette di derivazione scoperte, fili elettrici volanti; pietre, carta gommata e nastro da imballaggio per tenere chiuse le finestre o per impedire che entri il vento;  nastro da imballagio usato come sigillante per far stare su vecchi divisori; la rete internet realizzata con cavi volanti tra un edificio e l’altro. In questi casi l’umidità c’entra poco.

Non contenti siamo andati anche a verificare in che condizioni sono le scuole che hanno sottratto investimenti al ripristino delle più elementari norme di sicurezza al palazzo comunale. «A quanto ci risulta – spiega Rosa Scarcia, dirigente scolastico della scuola elementare Giovanni Falcone – è stata già indetta la gara d’appalto per il rifacimento dell’impermeabilizzazione del tetto. Non so dirle di più». Aspettando l’inizio dei lavori siamo saliti anche sul tetto dell’istituto scolastico. Anche in questo caso la guiana va rifatta , anche perché ci sono bambini e le infiltrazioni sono arriate fino all’ingresso. La situazione, tuttavia, è molto meno grave. Stesso discorso vale per la scuola dell’infanzia “Calo Alberto”, che fa capo alla “G. Falcone”, ma siamo certi che anche altre scuole del paese abbiamo bisogno di lavori. È sempre una questione di tempi, quelli della burocrazia non sempre coincidono con quelli dei cittadini. Staremo a vedere.