Negli ultimi giorni si è tornati prepotentemente a parlare nel dibattito pubblico del metodo Stamina. In seguito al blocco della sperimentazione deciso dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, solo poche settimane fa, le polemiche non si sono fatte attendere e con loro i dubbi, che già incombevano sugli studi del professor Vannoni, sono tornati ad aleggiare. Per sgombrare il campo proprio da questi interrogativi e per fare chiarezza sulla vicenda è in programma domani, venerdì 25 ottobre 2013, presso il Circolo Unione sito in via Alberto Sordi n.7, un convegno dal titolo “Cura compassionevole con cellule staminali – metodologia Stamina – aggiornamenti sulla ricerca clinica e sulla giurisprudenza in tema”. Saranno presenti anche il professor Davide Vannoni e il medico padre della cura Stamina, Marino Andolina.

Questi ultimi prenderanno parte alla conferenza stampa programmata per le ore 19, che precederà il meeting vero e proprio che prenderà il via alle 20.30, sotto l’egida della Onlus “Vivi laVita Italia” e alla presenza del suo presidente Giovanni Longo. Interverranno pazienti, testimoni della situazione personale che affligge i malati di Sla, Sma 1 (atrofia muscolare spinale prossimale tipo 1) nonché di altre malattie neurodegenerative. Prenderanno la parola anche esperti che possano offrire un quadro aggiornato della situazione clinica e normativa relativa alla metodologia Stamina, come per esempio l’avvocato Roberto Cristallini. Interessato da vicino per essere stato uno dei pionieri della questione nella zona di Bari grazie anche al “caso” che ha coinvolto la sua cliente Anna Catacchio.

Per lei, numero 33 nella lista di attesa per la sottoposizione presso gli Spedali Civili di Brescia alle infusioni di cellule staminali mesenchimali alla base del metodo Stamina, così come per altre centinaia di pazienti, il blocco della sperimentazione deciso dal ministro Lorenzin è stato come un fulmine a ciel sereno. Abbiamo contattato proprio l’avvocato Cristallini.

Avvocato, il Ministro lo scorso ottobre, recependo il parere negativo del Comitato Scientifico da lei stessa nominato e grazie al “via libera” da parte dell’Avvocatura dello Stato, ha bloccato la sperimentazione del metodo Stamina.  Ci sono state conseguenze o se ne attendono?

«La cassa di risonanza legata alla sospensione ha generato conseguenze anche sotto il profilo giudiziario. Già prima noi avvocati percepivamo una sorta di schizofrenia dei tribunali di tutta Italia nel decidere di accogliere o respingere i ricorsi cautelari dei pazienti che intendevano accedere alle cure con cellule staminali, quali cure compassionevoli. Il tribunale di Bari, per mia esperienza aveva adottato un orientamento favorevole verso l’accoglimento delle istanze, anche se l’ordine di sottoposizione alle cure compassionevoli era condizionato dalla collaborazione di altri soggetti co-protagonisti assieme agli Spedali Civili di Brescia, per quanto riguarda l’infusione di cellule con metodo Stamina. Per esempio le cell factories, la Stamina Foundation e il ministero della Salute. Posso direttamente testimoniare che, dopo il rilievo mediatico, il tribunale di Bari con due provvedimenti che personalmente ho dovuto recepire proprio la scorsa settimana da parte di un magistrato che precedentemente si era pronunciato favorevolmente, ha invece deciso di respingere le istanze cautelari con la motivazione che l’arresto della sperimentazione incideva sulla definizione di cura compassionevole del metodo Stamina».

Il professor Vannoni ha paventato l’ipotesi di portare il tutto negli Stati Uniti…

«L’auspicio è che ci sia ancora la possibilità che questa  metodologia sopravviva a livello di sperimentazione qui in Italia perché altrimenti verrebbero inibite le speranze di quasi tutti i malati di Sla e di Sma 1 che non sarebbero in grado di sostenere i costi, non coperti in quel caso dal Ssn».

Nel decidere il blocco della sperimentazione il ministro, di fatto, ha “scavalcato” una giurisprudenza favorevole che si era venuta a creare nel tempo, ancorata non solo a provvedimenti ministeriali ma anche alla Costituzione. Come giudica questa posizione da parte del ministro?

«Il ministro Lorenzin ha deciso soprattutto sulla scorta del parere del comitato scientifico. La presenza di provvedimenti giudiziari che accoglievano le istanze cautelari non hanno avuto influenza nel procedimento di avvio della sperimentazione. Purtroppo adesso è la giurisprudenza ad essere influenzata da ciò che è successo in sede ministeriale. Non avendo le carte non mi è possibile formulare un parere sulla decisione della Lorenzin, però si ha la sensazione, da quello che si è potuto apprendere, che il parere scientifico sia stato preso apparentemente con troppa superficialità e senza che né il Ministro né il Comitato siano andati nelle profondità del problema scientifico e abbiano voluto acquisire veramente tutti gli elementi riguardanti i miglioramenti che i molti pazienti, ancora oggi in cura presso gli Spedali Civili, stanno constatando».

L’Avvocatura dello Stato ha stabilito che l’Aifa non venga più coinvolta. Lo scorso giugno il direttore generale dell’Agenzia, Luca Pani, aveva definito «coraggiosa» la decisione del Parlamento di stanziare 3 milioni di euro per la sperimentazione di una metodologia che «non ha prove di efficacia e sicurezza»…

« È ben noto che avesse dato parere negativo. A livello ufficiale, non pare che l’Aifa abbia avuto un ruolo nella decisione di sospensione. L’auspicio di parte dell’opinione pubblica ma soprattutto dei malati di Sla e Sma 1 è che qualcosa cambi, si sblocchi. Il professor Vannoni ha deciso di impugnare in sede amministrativa la decisione del Comitato, impugnativa a cui potrebbe seguire la decisione di arrestare l’efficacia del provvedimento deciso dal Ministro. Tutti noi necessiteremmo di risposte che siano basate su una disamina molto più approfondita».

Eppur qualcosa si muove: il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato a maggioranza il 22 ottobre una mozione presentata dalla Lega Nord con la quale si chiede che la documentazione della Commissione che ha valutato il metodo Stamina venga resa pubblica. Secondo l’assessore alla Sanità lombardo Mario Mantovani «la mozione approvata rappresenta un “atto di buona politica che fa sintesi tra le esigenze della Comunità scientifica e le aspettative di speranza delle famiglie”».

«L’auspicio di cui parlavo prima è stato accolto dalla regione Lombardia. Le regioni hanno la competenza in materia sanitaria anche per quanto riguarda le coperture economiche.  Detto questo, mentre ad agosto si vociferava che la regione autonoma della Sicilia potesse decidere di consentire e quindi di finanziare la sperimentazione della metodologia Stamina presso i suoi ospedali, la regione Lombardia non ha preso iniziative in tal senso. Ben venga la decisione di un’autorità anche regionale affinché possano aprirsi spiragli con riguardo alla presa in cura di malati anche in ospedali che non siano solo gli Spedali Civili di Brescia».