“Nel periodo del commissariamento ogni delibera è stata visionata, con parere favorevole, dal Collegio dei revisori dei conti, comprese le relative evidenze pubbliche sia per l’acquisizione dei beni e servizi, sia per i bandi per la selezione del personale artistico”. Parola di Carlo Fuortes, commentando le indagini in corso da parte della Procura di Bari.

Subito dopo aver letto la lettera del Commissario straordinario della Fondazione Petruzzelli, pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno il 20 ottobre scorso (pubblicata a fondo pagina), per un attimo – ma solo per un attimo – abbiamo creduto di aver sbagliato tutto. Di aver sprecato mesi e mesi, con inchieste sulle presunte irregolarità di alcuni bandi, di alcuni rapporti viziati da conflitti di interessi spaventosi e incompatibilità varie, senza che queste avessero il minimo fondamento. Abbiamo persino sospettato di aver solo per sbaglio conosciuto i vincitori di un appalto prima che questo fosse aggiudicato.

Dopo quell’attimo di smarrimento, però, abbiamo approfondito la vicenda e le parole del commissario Fuortes. Lo abbiamo fatto sentendo un ex revisore di un Collegio che non esiste più dal 20 aprile. Avete capito bene. Il Collegio dei revisori dei conti, di fatto, non c’è più da oltre sei mesi. Di conseguenza da quel momeno non c’è nessuno che controlla nulla. Il Collegio perfetto è diventato più che imperfetto, con un solo componente che continua a svolgere verifiche solitarie non regolamentate da alcuna giurisprudenza. Nessuno sa se possano avere valore da un punto di vista formale. Quella del revisore supersite è un’iniziativa personale. Possibile che il Commissario, uomo di grandissima esperienza, non sappia di non avere da sei mesi un Collegio dei revisori dei conti?

L’incarico di revisore nella Fondazione, come in qualsiasi altro ente pubblico, ha la durata di quattro anni. A differenza di quanto accade per uno incarico privato, nella Pubblica amministrazione il periodo viene interrotto se non c’è un rinnovo o la nomina di altri revisori. C’è una prorogatio di 45 giorni, ma quella è scaduta ormai il 20 aprile. A quel punto se non si viene riconfermati o se non si viene sostituiti, secondo l’orientamento del Ministero, quindi di chi nomina il Commissario, il vecchio revisore decade definitivamente dall’incarico.

Per la verità i nuovi revisori erano pure stati nominati, ma tutto è stato bloccato al passaggio di consegne tra i ministri Ornaghi e Bray.

Mettiamo pure che il Collegio fosse perfetto, e quindi composto da tre professionisti, dei quali due pubblici. Professionalità molto esperte ci comunicano, tuttavia, che un revisore non controlla come un’azienda possa essersi aggiudicata una gara. Il ruolo dei revisori, infatti, non è comunque quello di allestire e aggiudicare le gare. Non è neppure, per esempio, quello di verificare se un’azienda vincitrice sia iscritta nel registro delle imprese della Camera di Commercio richiesto dal bando di gara.

Speriamo che abbia ragione Fuortes, quando in qualla stessa lettera al Corriere del Mezzogiorno scrive: “Sono certo che qualsiasi verifica della Magistratura su questi o altri esposti darà esito negativo”.

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