Se n’è andata un’altra vittima della Fibronit. Aveva  anche lui il mesotelioma pleurico. Il numero ufficiale delle morti riconducibili all’ex fabbrica all’amianto e alle tante, troppe recenti leggerezze, non è noto, comunque inferiore alle circa 400 di alcune stime tanto ufficiose quanto attendibili. Abbiamo scelto di pubblicare, senza commenti, la durissima lettera scritta da Nicola Brescia, il presendente del Comitato Cittadino Fibronit. Condividiamo molte delle parole scritte dal presidente a nome di tutti coloro che, da ormai 13 anni, si sono dati la missione di non far spegnere i riflettori sul disastro targato Fibronit, soprattutto tenendo sotto stretta osservazione le scelte dell’amministrazione comunale. Nell’occhio del ciclone questa volte sono finite le strutture sanitarie cittadine.

La lettera:

Non ce l’ha fatta, e le maledette fibre della Fibronit hanno vinto ancora una volta. Era un cittadino che, come tanti di noi, non ha mai avuto rapporti professionali con la Fibronit, uno della comunità di Japigia, giovanissimo. Ha lottato con tutte le sue forze, ma il mesotelioma gli ha tolto il respiro e lo ha tolto agli affetti più cari lasciando nello sgomento tutti quanti noi che ancora una volta assistiamo impotenti a queste tragedie.

E la rabbia, sempre più lacerante e incontenibile, sale. Non basta più lavarsi la mani dicendo che questi morti appartengono alla responsabilità dei dirigenti Fibronit e quindi alla storia di questa fabbrica maledetta; questi morti appartengono a tutti noi, alla nostra responsabilità di amministratori, tecnici, associazioni. Non abbiamo fatto nulla per provare a salvare queste vite. Michele, come tanti, ha dovuto sobbarcarsi viaggi in altre città d’Italia per trovare, e l’ha trovata, una, se pur flebile, speranza di vincere una battaglia impari.

Ha cercato altrove, e l’ha trovata, quell’umanità e quella disponibilità che gli hanno dato la forza di vivere gli ultimi straordinari mesi con la sua famiglia. E non ce ne vogliano, le pur importanti strutture sanitarie della nostra città, ma Bari è ancora lontanissima dall’assumersi il controllo di questa patologia che continua ad uccidere i nostri concittadini. Malgrado sia considerata città con picchi di mesotelioma al di fuori della norma, Bari continua a non assumersi la responsabilità di affrontare con determinazione l’insorgenza del mesotelioma e, ancor prima, l’eventuale diagnosi precoce.

Di mesotelioma non si guarisce, almeno per ora, ma si può curare e offrire una sopravvivenza dignitosa a chi ne viene colpito. E’ qui la responsabilità di tutti noi, nel non farci carico di questa drammatica situazione che potrebbe coinvolgere ognuno di noi. E ci fa rabbia essere considerati dei guastafeste solo perché ci permettiamo di evidenziare leggerezze ed omissioni sulle attività di messa in sicurezza dell’area Fibronit. Non è possibile, ad esempio, emettere un bando di gara per i lavori di messa in sicurezza definitiva e scrivere che nei dintorni della Fibronit non ci sono scuole. È una leggerezza imperdonabile che non è propedeutica all’attenzione massima che bisogna avere in questa vicenda. Siamo vicini alla famiglia del nostro amico Michele. Il Parco della Rinascita, che comunque, nascerà sull’area Fibronit, da oggi, purtroppo, ha un altro seme.