In un modo o nell’altro, un confronto diretto con il commissario straordinario della Fondazione Petruzzelli, Carlo Fuortes, lo abbiamo avuto. Alla conferenza stampa indetta dalla Fondazione per la presentazione de La Sonnambula, abbiamo posto al commissario quattro semplici domande, chiedendo esplicitamente altrettante e altrettanto semplici risposte.

1) Leggendo le varie dichiarazioni, on abbiamo ancora capito se si tratta di una ripresa o di un nuovo allestimento.
2)Sappiamo che i 34 costumi, quell’integrazione dell’opera, sono stati realizzati dalla Anna Mode, vorremmo capire gli altri di chi sono, da dove arrivano questi costumi.
3) Sulle scene, capire un po’ perché sui progetti per la realizzazione delle scene ci sono le immagini di un’opera andata in scena tre anni fa al teatro di San Gallo, con lo stesso registe e lo stesso scenografo/costumista.
4) Capire se la strategia di affissione selvaggia dei manifesti, usata per La Sonnambula, ha dato i suoi frutti e quindi quanti biglietti sono stati venduti per questa sola opera.

Di quattro domande fatte, abbiamo ottenuto forse una risposta e mezza e comunque infarcite di un cinismo che, signor commissario, era un tantino fuori luogo, dopo tutto, le nostre domande erano poste in maniera cortese. Le domande che le avrebbe fatto chiunque ha a cuore il teatro.

Tra sbadigli e risatine sprezzanti, Fuortes ha risposto:

1 e 2) «Dal punto di vista letterale è assolutamente una nuova produzione, nostra, del teatro, della fondazione. Dopodiché, ovviamente, non entro nel merito delle scelte artistiche del regista, quindi non so dal punto di vista estetico quanto questo sia vicino o lontano da quello che ha fatto a San gallo. Ma questo per quanto mi riguarda è assolutamente un dettaglio».

Vista la facilità con cui il commissario usa la parola “assolutamente”, impiegata sia per definire la novità di un allestimento già visto, sia per stimare l’importanza di un dettaglio in grado di cambiare il compenso di un regista e del suo staff, ci permettiamo di dubitare. Cosa vuol dire: “Letteralmente è una nuova produzione”? Che le scenografie sono state materialmente riprodotte ex novo su un’idea già partorita tre anni fa? Ma questo non è il concetto di nuovo allestimento, che invece implica una nuova idea scenica, non del nuovo materiale scenico. Se tanto le piacciono i paragoni, caro commissario, allora sarebbe come dire che le orecchiette con le cime di rapa che io ho cucinato ieri e quelle che sempre io cucino oggi sono due elaborazioni completamente diverse dello stesso piatto, perché sono fatte con un pacco di orecchiette di un’altra marca e un’altra busta di rape. Questo sarà anche un dettaglio per lei, ma è un dettaglio che può alzare o abbassare di molto il compenso del regista che lei pagherà coi soldi nostri. Un conto è pagare un regista con un compenso di fascia A, che spetta a chi realizza un’opera reinventata in concetto e attrezzature, altro versare un compenso di fascia minore per chi riproduce un’opera già realizzata, da lui stesso o da altri registi, in precedenza. Ok, d’accordo, le scene sono state riprodotte ex novo. Ma a questo punto, se tanto le si doveva fare identiche a quelle impiegate a San Gallo, perché, per risparmiare, non sono state prese in fitto dal teatro di San Gallo…com’è consuetudine fare in caso di opere che non siano dichiaratamente nuovi allestimenti?

3)«Per quanto riguarda i costumi. Lo scenografo e il costumista può decidere di usare i costumi del repertorio, di andarli a prendere da una discarica o dai negozi di via Putignani. Come facciamo sempre in Fondazione, tutte le produzioni sono fatte rispettando sempre le leggi dello Stato».

Il punto non è se sia nella facoltà o no del costumista richiedere, e se sì, da dove e quanti costumi. Il punto è che è stata indetta una gara d’appalto per la realizzazione di questi costumi. Se una gara viene indetta, lo si fa perché evidentemente il costumista non ha operato una scelta per la casa di moda a cui affidarne la realizzazione. dal costumista stesso, apprendiamo che gli abiti di  scena portano le etichette di due aziende romane: Annamode per il repertorio e “Il Costume”. In effetti, Il Costume, di Roma, ha partecipato alla gara, solo che è arrivata seconda in graduatoria, con un’offerta di poco più di 27mila euro. Si continua a lavorare coi romani, senza alcuna ricaduta sul territorio.

Fuortes ha aggiunto: «Non so come, visto che non lavora nel teatro, lei ha visto sui costumi le etichette “Annamode” e lo scoop sta nel fatto… Ha sicuramente un interesse generale l’etichetta del costume, non c’è alcun dubbio».

Signor commissario, noi apprezziamo le sue battute ciniche per stemperare la tensione di una conferenza stampa con domande che per qualcuno possono risultare spinose, ma il fatto è che a noi non interessa l’etichetta in sé, quello che ci sta a cuore non è la delicata pelle del collo del soprano. quello che vogliamo capire è collegato a quello che c’è scritto sull’etichetta. Ci chiediamo perché continuano a essere operate scelte che alla fine danneggiano l’imprenditoria locale e non tutelano gli interessi regionali. Ci sono aziende che per questa ragione stanno morendo.

4) «Ovviamente l’affissione è affidata a una società terza. É evidente che una fondazione non può fare affissioni (in passato è successo), quindi se ci saranno dei problemi, saranno della società terza». E conclude, sui biglietti venduti: «Quelli della Sonnambula adesso non glieli so dire, adesso vediamo e le faremo sapere».

La società che si è occupata delle affissioni per La Sonnambula è la Compagnia Sharazade, quindi, stando al commissario, sarà questa azienda a doversi accollare le multe per le affissioni selvagge che vanno pagate. Se non fosse che, in nessun caso è l’azienda incaricata delle affissioni a rispondere penalmente. Stefano Donati, comandante della polizia municipale di Bari, ci conferma che da una legge introdotta nel codice penale proprio per regolamentare le affissioni selvagge, nel caso di spettacoli teatrali o circensi, a rispondere di un abuso delle affissioni pubblicitarie non è l’agenzia distributrice della pubblicità, ma direttamente l’operaio preposto all’affissione, qualora venga colto in flagranza. In mancanza di tale flagranza, il verbale è a carico del soggetto pubblicizzato, nel nostro caso, la fondazione.

Commissario, confidiamo che un ente tanto prestigioso quanto la fondazione Petruzzelli sovraintenda quantomeno a che le azioni che la riguardano vengano svolte in una certa maniera, o che quanto meno conosca le leggi, e non si adagi su un comodo: “Tanto ricade sulla società terza”, onde evitare bruschi risvegli, se è vero che in Fondazione, e la cito: “Tutte le produzioni sono fatte rispettando le leggi dello Stato”.