Di seguito pubblichiamo l’intervista a Giacomo Olivieri, presidente nazionale di Realtà Italia, una delle voci fuori dal coro, proprio il giorno della conferenza stampa di presentazione della 77esima edizione della Fiera del Levante, ribattezzata l’edizione zero.
1. La Fiera del Levante ha settanta anni. Potrebbe azzardare un bilancio?
Settanta e direi che li dimostra tutti. Oggi, purtroppo, il bilancio non può che riportare tutto il fallimento della classe politica pugliese di questi ultimi dieci anni. Penso che niente come La Fiera porti impresse le stimmate di questo fallimento. Potremmo parlare di una “sindrome pugliese”: più i settori sono strategici, importanti e storicamente connotati, più sembrano arrancare su una strada che non porta a nulla. La politica ha usato la Fiera per decenni, ricevendone in cambio lustro, prestigio, onori. L’anno politico, per tradizione, cominciava a Bari, quando il Presidente del Consiglio veniva a tenere il suo discorso inaugurale. Sono almeno dieci anni che quest’appuntamento ha perso ogni vero significato. La politica, ormai, non se ne occupa più, se non per dare il peggio di sè. Dire che è un peccato, è poco. E’ una vera ingiustizia, cui nessuno sembra interessato a porre rimedio.
2. Ma lei vede, al momento, possibile un rilancio che  non significhi la mera dismissione, la
pura privatizzazione di un Ente che, in ogni caso, fa parte della storia non solo economica di un quadrante italiano?
Io credo che il rilancio sia addirittura doveroso: sinceramente non credo che dismettere o vendere, quasi disfarsi di questo gioiello di famiglia, sia la soluzione ottimale. Anche perchè in questo modo la classe politica ammetterebbe in pieno non solo il fallimento per il passato, ma l’incapacità a risolvere nel futuro un problema da essa causato. Intanto diciamo che la Fiera ha un deficit di sedici milioni di euro. Per un ente che ne vale alcune decine di miliardi, di euro, non mi sembra poi una cifra impossibile da affrontare e reperire. Se non ricordo male sono state ben altre le cifre impegnate per risanare i Consorzi di Bonifica pugliesi, sui quali mi permetto di avere qualche dubbia circa l’effettiva utilità ed efficacia. Non c’è partita con la Fiera del Levante…
3. Un fiore all’occhiello un po’ sfiorito, comunque. Di cui tutti sembrano ormai non sapere cosa fare?
In realtà c’è la cattiva coscienza di una classe politica che da qualche anno ha abdicato alla propèria funzione dopo averne abusato e adesso confida nei tecnici, nei professori, negli avvocati addirittura, in quanto incapace di rinnovarsi e rinnovare. Ci vuole coraggio e creatività, apertura e anche fantasia. 350 MILA metri quadri di superficie, in pieno centro cittadino, a ridosso del mare e con la scenografia ancora intatta di una costa interessante e ricca di prospettive come quella barese, non dovrebbero avere grossi problemi a valorizzarsi, creare lavoro e PIL per l’intero quadrante. Per iniziare si potrebbero sottoscrivere contratti di trasferimento di superficie (penso a Eataly, ma non solo) in grado di fare immediatamente redditività alla Fiera, aprire nuove prospettive e attirare nuovi investitori. Rinnovarsi senza tradire, crescere senza svilirsi e senza dimenticare, appunto, i suoi primi settanta anni.