La circostanza che i costumi della Sonnambula –  mai dichiarata riproposizione di un allestimento andato in scena nel 2010 al teatro di San Gallo, in Svizzera – non siano stati realizzati ex novo è diventata qualcosa in più che un nostro sospetto. Qualcuno (vorremmo tanto sapere chi è per ringraziarlo pubblicamente) ci ha fatto arrivare in forma anonima le fotografie degli abiti di scena.

Otto scatoloni in cui sono ammassati i costumi previsti, consegnati diversi giorni prima della scadenza  del bando. La prima anomalia sta nella targhetta degli abiti: “Annamode”. E’ la sartoria romana piazzatasi terza nella gara d’appalto con l’offerta più alta: 27.760 euro. Come avevamo annunciato già l’11 luglio scorso, la ditta “Leo Maria” – praticamente irraggiungibile se non andando direttamente a Martina Franca presso il negozio Pretty Moda – è stata ritenuta non idonea. Alla gara non avrebbe neppure potuto partecipare, figuriamoci avere l’aggiudicazione provvisoria. La forma non faceva una grinza. Leo Maria aveva presentato l’offerta più vantaggiosa: 19.800. Nel suo curriculum, però, non figura che qualche collaborazione con la Costa Crociere; niente a che fare con le specifiche competenze richieste nella  gara.

La Fondazione, dal canto suo, continua a rimanere in silenzio e a non condividere notizie di carattere pubblico con i soci fondatori, che la finanziano con soldi pubblici. La tesi che non si tratti di un nuovo allestimento prende corpo. E che fine ha fatto la seconda classificata, la sartoria romana “Il costume” e la sua offerta di 27.160 euro?

Ma veniamo al mistero più fitto. Nell’ appalto per la realizzazione dei costumi per l’opera che debutterà il 14 settembre al Petruzzelli, non era specificato che il vincitore avrebbe dovuto realizzare solo la metà dei costumi (34) – ad “integrazione” di abiti già a disposizione. Ma realizzati da chi? Forse dalla stessa Annamode? A chiedere chiarimenti era stato il costumista barese Luigi Spezzacatene, il primo ad aver annusato una fastidiosissima puzza di bruciato. E’ a lui che il direttore degli allestimenti (a contratto) del Petruzzelli, Tommaso Lagattolla, ha svelato l’arcano in una mail privata non riconducibile all’attività ufficiale della Fondazione. E Fuortes, responsabile unico del procedimento, sapeva o gliel’hanno fatta ancora una volta sotto al naso?

Del bando – allestito in con la solita approssimazione senza tener conto delle vacanze agostane dei fornitori – ci avevano colpito gli eccessivi dettagli di alcuni costumi. Sembrava quasi che fossero già disponibili proprio con quelle caratteristiche: colori, tessuti, persino orli e bottoni. A colpirci era stato anche il “concorso” per mimi. Secondo quanto ci risulta, per la prima volta ai partecipanti è stata chiesta una specifica taglia: 44/46 agli uomini,  42 alle donne.

La sartoria romana Annamode ha già lavorato con Cristian Taraborrelli, il costumista e scenografo, anche lui romano, della Sonnambula barese. Un sodalizio ufficiale celebrato in occasione di un Macbeth prodotto al teatro Alla Scala di Milano. Questi scatti, però, fanno nascere un quesito inquietante: e se i costumi fossero stati tutti presi dalla stessa sartoria che li aveva già realizzati tre anni fa per il San Gallo? Anche allora il costumista era Cristian Taraborrelli. Se fosse tutto accertato – speriamo la Procura inizi a frequentare il teatro – si potrebbe parlare di turbativa d’asta. Troppe coincidenze e ancora nessuna risposta alle nostre tante domande.

Una cosa è certa. Nel teatro Petruzzelli i professionisti baresi, che siano costumisti o maestri musicisti – a meno degli amici di alcuni loschi personaggi – non possono metterci piede, neppure attraverso concorsi e bandi pubblici. Commissario Fuortes, ragionier Longo, vorremmo solo delle risposte: lo stipendio profumatissimo,  i pranzi al ristorante “I due ghiottoni”, le cene a base di patate riso e cozze e pesce crudo oltre al pernottamento in alberghi lussuosi, ve li pagano i cittadini. E’ a loro che dovete dare conto.