Le minacce ricevute dal direttore de Il Quotidiano Italiano, Antonio Loconte, hanno scatenato una serie di reazioni, positive ma anche negative, negli addetti ai lavori che, se da un lato ora vogliono parlare e denunciare i soprusi cui sono sottoposti dalle associazioni di volontariato, dall’altro ora hanno ancora più paura di ritorsioni o conseguenze ancora più gravi. Pertanto ora siamo obbligati a nasconderne il volto e camuffarne la voce per impedire che le nostre fonti vengano riconosciute da chi potrebbe effettivamente far loro del male.

Oggi riportiamo la testimonianza di un autista soccorritore di un’associazione barese che ci racconta due episodi gravissimi. Per prima cosa c’è la faccenda delle reperibilità. i volontari sarebbero obbligati a tenere il telefonino sempre acceso poter essere chiamati in qualsiasi momento e fare trasporti che non gli competono e per cui, quindi, non verranno pagati, pena non meglio precisati “provvedimenti”.

Seconda questione, alcune associazioni del barese sono gestite finanziariamente da un unico commercialista che, stando alle dichiarazioni dell’informatore, “inviterebbe” i soccorritori, una volta preso l’assegno dello stipendio, di andare in banca, cambiare l’assegno e tornare a restituire parte del denaro liquido con la scusa di doverci pagare i volontari.

Alla luce di queste cose e di quanto abbiamo già trattato nei precedenti articoli di quest’inchiesta, come nelle rivelazioni del funzionario regionale, auspichiamo che la Procura della Repubblica voglia ascoltare i soccorritori, che si dichiarano dispostissimi a collaborare fattivamente con le autorità.