La chiesa rupestre di Santa Candida è ubicata sul fianco destro della lama Picone (antico torrente Japigio) ad una distanza di circa 300 metri dalla tangenziale di Bari. La chiesa, datata al X-XI secolo, è stata scavata sulla parte alta della lama, e il ritrovamento sul piano dell’antico torrente di manufatti e di resti architettonici come muretti, gradini e pozzi confermano la presenza di un nucleo insediativo nella zona.

La presenza di questa chiesa è citata in un documento del 1194 in cui un certo Romano vende ai fratelli Garzanito e Gargano un appezzamento di terra con ben 24 olivi nei pressi della chiesa di Santa Candida e Santa Elena, sante a cui la chiesa era appunto dedicata. L’ingresso della chiesa oggi non è più esistente e la struttura appare mutilata di alcuni vani, collegati indirettamente al vano principale, a causa di uno sbancamento effettuato per ricavare materiale da utilizzare per la scarpata della tangenziale, che ha tagliato la parte anteriore della chiesa per una profondità di circa 6 metri.

È la più grande basilica rupestre pugliese (circa 120 mq) e presenta una planimetria complessa e articolata detta a ventaglio in quanto sull’aula centrale di forma quadrangolare, si innestano quelle che, a prima vista, appaiono cinque navate divise da colonne con archi a tutto sesto e che si concludono con cinque absidi. In realtà la navata all’estrema sinistra si presenta difforme e più piccola rispetto alle altre, mentre la navata centrale è biabsidata dando così l’impressione che le navate siano cinque, ma in realtà sono quattro.

Dalla planimetria è possibile ricostruire la suddivisione degli spazi che prevedeva due ingressi: uno ad est collegato ad un vano voltato a botte di circa 2 x 3,5 m di larghezza, il nartece (portico che precedeva la chiesa), decorato con due arcosoli (elemento decorativo a forma di nicchia che in alcuni casi sovrasta una tomba) di cui quello sinistro adibito a sepoltura, e un ingresso a sud che immetteva in tre vani, probabilmente adibiti ad abitazione del custode, o con funzione di cappelle laterali. La presenza delle tombe nei pressi dell’ingresso della chiesa, o all’interno del nartece, è una costante in tutte le chiese pugliesi e riprende la tradizione ipogeica paleo-cristiana.

Purtroppo il degrado che anno dopo anno sta distruggendo i siti archeologici, è ora accellerato dalla presenza di zingari accampati fra gli ulivi i quali nelle grotte nascondono materiale rubato e bruciano i loro rifiuti.

Antonio Calisi

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