L’autore vive la politica in prima persona da quando aveva 16 anni, attualmente è componente della segreteria regionale e dell’assemblea nazionale del Pd. Il motivo scatenante per cui Domenico De Santis ha deciso di scrivere questo libro è stato proprio il risultato elettorale avvenuto lo scorso 26 febbraio, dove con grande stupore ci si è posto dinanzi un quadro politico poca rassicurante.

Questo libro narra come molti elettori del centrosinistra abbiamo deciso di abbandonare il loro percorso politico, i loro ideali, perché non più rappresentati da questa classe dirigente, dando vita così a quello che negli ultimi mesi abbiamo definito voto di protesta, dando voce è fiducia al Movimento 5 stelle.

L’autore si pone dinanzi a quei elettori che hanno sempre sostenuto il suo partito cercando di capire cosa ora spinga loro a cambiar rotta, in cosa il Pd ha deluso loro? Le risposte sono varie ma quasi tutte con un unico filo conduttore, non sentirsi rappresentati, non trovare più differenza tra destra e sinistra.

“In Italia – spiega De Santis – già durante Tangentopoli si iniziò ad insinuare il virus del ‘sono tutti uguali’. Negli ultimi anni si è accentuata questa teoria, da un lato a causa degli scandali giudiziari che hanno colpito figure del centrosinistra come Lusi, Penati, Di Pietro, dall’altro nell’accentuazione di una società divisa tra garantiti e non garantiti. È in questo modo che è caduto il mito della ‘diversità della sinistra’.

Diciamocelo ero molto incazzato, dichiara l’autore, subito dopo aver appreso il risultato politico. Questo significava aver mancato l’appuntamento con gli italiani, perché non siamo stati in grado di capire cosa stava accadendo.

Probabilmente la nostra sconfitta è avvenuta quando abbiamo deciso di dare fiducia al governo Monti. Poi in campagna elettorale ci siamo trovati Berlusconi che diceva a tutti che avrebbe restituito l’IMU, Grillo che urlava a squarcia gola che il Pd è morto e che sono tutti uguali. In più il Pd non è stata capace di comunicare con il popolo.

Caldarola lancia una provocazione ai suoi interlocutori Emiliano e Speranza, chiedendo loro se realmente pensano  che il fenomeno Grillo stia morendo.

Emiliano da sempre ha proposto un apertura al movimento e al dialogo con loro,  sostenendo che il Pd non stesse riuscendo a prendere visione di ciò che stava accadendo. Lo stesso dichiara che quindici giorni prima del voto (26 febbraio ndr), aveva parlato con Speranza dicendoli che avremmo perso le elezioni, perché l’aria che si respirava tra le strade della città era evidente. La gente per la strada mi diceva:”Michele vi c t n va, il Pd non esiste più”. Parlando con Bersani e D’Alema loro mi hanno rassicurato dicendomi che il partito era ben 8 voti percentuali dinanzi a gli altri.

Grillo -spiega Emiliano- è stato capace di bucare la cornice, è riuscito a parlare direttamente al cittadino parlandoli di equitalia, del lavoro che ormai non c’è e del Pd che non è in grado di svolgere il suo lavoro perché ormai è come tutti gli altri.

Il libro scritto da Domenico secondo Roberto Speranza è d’ispirazione per noi. I grillini hanno preso il 25%, un italiano su quattro ha votato loro. Il Pd con grande umiltà deve porsi delle domande: perché questo accade? Cosa non abbiamo colto?

Grillo ha preso meno voti a queste ultime amministrative, rispetto ai voti delle politiche ma questo non cambia l’inquietudine che aleggia nei cittadini. Noi siamo stati incapaci di capire quelle domande di cambiamento che il popolo ci ha urlato.

Irene De Pasquale