Indignata e turbata, Annalinda Lupis ha scritto su facebook:

«Solo i genitori di figli DSA sanno cosa sia svegliarsi al mattino consapevoli di dover affrontare, nelle scuole, l’ennesima giornata di battaglia. E’ stato un anno devastante, il peggiore anno scolastico che io ricordi, in uno dei peggiori plessi scolastici della città di Bari, che spero di sputtanare quanto prima! Nonostante la consegna della documentazione medica accuratamente protocollata, come ogni santissimo anno, Alessandra non ha mai avuto un docente di riferimento per i DSA, la possibilità di utilizzare il PC, un corso di supporto mirato pomeridiano. Viviamo in una nazione dove si producono spesso strane leggi, ancora più spesso discriminanti, ma che neanche possono essere applicate poiché lo stesso stato non fornisce a docenti ed educatori quella formazione e le competenze specifiche, nonché gli strumenti idonei per consentire ai DSA di accedere con tranquillità al sapere che è diritto di tutte e tutti! Essere DSA in Italia equivale ad avere un marchio indelebile come portatore di handicap, dimenticando che DSA equivale ad avere un DISTURBO SPECIFICO DELL’APPRENDIMENTO e non un ritardo mentale!!!!! Ho una figlia stupenda, studiosa, matura e responsabile che ha affrontato quest’anno scolastico con orgoglio e dignità, senza mai abbassare la testa! Ma che le sue paure, la sua notte insonne e le sue lacrime possano arrivarvi tutte sotto forma di mazzate, fortissime, sul vostro cranio vuoto, car* docenti e ignorantissimo preside della scuola media Laterza».

Sulla questione è intervenuto l’assessore Fabio Losito, che sempre attraverso Facebook, ha ammesso le difficoltà della questione:

«Non esiste una metodologia univoca, proprio perché ogni bambina o bambino ha bisogno di interventi o attenzioni particolari, che spesso posso essere garantiti anche dai docenti curricolari. Nel piano educativo individualizzato vengono indicati gli interventi utili al superamento delle specifiche problematiche. Lo Stato continua a definire profili di problematicità ed a marchiare le bambine ed i bambini, senza prevedere risorse per andare incontro ai nuovi bisogni. L’ultima trovata è quella dei Bisogni Educativi Speciali (BES). Inutile dire che anche in questo caso non è previsto nulla e che si demanda il tutto alle istituzioni scolastiche, che solo nell’ultimo anno si sono viste ridurre del 70% il fondo d’istituto. Intanto le cooperative gongolano e spingono, le famiglie vanno nel panico, le bambine ed i bambini si vedono apporre un marchio sul loro presente e sul loro futuro ed il Governo continua a tagliare in maniera furibonda su scuola, enti locali ed ASL. Non so quanti e quali disturbi mi avrebbero diagnosticato se fossi andato a scuola nel terzo millennio, ma so che su questa materia bisognerebbe muoversi con molta più accortezza, non perdendo mai di vista la sensibilità dei piccoli protagonisti».

Ma allora qual è il destino scolastico di tutti quei bambini affetti da DSA? Per capire quali sono le possibili soluzioni da prendere nell’immediato, ascolteremo direttamente la voce dell’assessore.

Francesco Lucatorto