Le prepotenze quotidiane, le estorsioni, i furti, i danneggiamenti, i vandalismi – ha continuato il sindaco – vengono subiti da coloro che pagano le tasse senza lamentarsi come sconfitte che contraddicono le loro scelte di vita. Noi dunque vogliamo fermamente che fatti come quelli oggi (ieri per chi legge, ndraccaduti a Bari, e in altre località italiane, non avvengano più senza una adeguata reazione da parte dello Stato.

Più di dieci anni fa ho arrestato e fatto condannare il padre del giovane Vitantonio per un duplice omicidio molto simile a quello nel quale ha perso la vita il figlio. E non mi do pace per la morte di questi giovanissimi.

E sarà facile dunque capire la mia rabbia e il mio dolore nel constatare che neanche l’esperienza paterna sia riuscita a cambiare la storia di questi ragazzi, poco più che adolescenti, ai quali non siamo stati capaci di spiegare le vicende dei loro genitori. Oggi (ieri per chi legge, ndr) questa tragedia è avvenuta nonostante l’immenso lavoro degli insegnanti, delle associazioni sportive, degli assistenti sociali che oggi si sentono sconfitti come se vent’anni di lotta alla mafia nella città di Bari fossero passati invano.

La tensione investigativa e la professionalità delle forze dell’ordine è la stessa, ma i mezzi e l’attenzione dell’opinione pubblica di cui dispongono non sono quelli di dieci o quindici anni fa. Nessuno allora metteva in discussione i budget rilevanti a disposizione di magistratura e forze dell’ordine per il lavoro straordinario, per nuove attrezzature tecnologiche, per la celebrazione dei maxi processi e, soprattutto, il sovraffollamento carcerario non sconsigliava come oggi avviene l’effettuazione dei cosiddetti maxi processi che avevano il pregio, assieme ad alcuni difetti non di poco conto, di smantellare tutta insieme ogni associazione criminale senza dare la possibilità a quest’ultima di riorganizzarsi e di ritornare rapidamente operativa. Da almeno due anni ho lanciato l’allarme sulla riorganizzazione degli storici clan mafiosi della città di Bari e non ho ottenuto altro che polemiche politiche senza né capo né coda.

Non era questo il mio scopo ed è per questo che invito senza polemiche il ministro dell’Interno On. Alfano a convocare immediatamente a Bari un Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica, per discutere non solo della strage di Bari, ma del riaccendersi in tutta Italia del ruolo mortale delle mafie italiane. In particolare ribadisco ancora una volta a tutta la cittadinanza che la gran parte di questi fatti criminosi sono dovuti alle contese per le piazze di spaccio della cocaina, per molti divenuta quotidiana compagna per il divertimento e per le performance professionali. Ribadisco ancora una volta che chi tira cocaina non solo ammazza se stesso ma è indirettamente responsabile anche di tutti i delitti e omicidi che vengono commessi per consentire la distribuzione in città di queste sostanze stupefacenti.

Lancio un appello affinché la città rimanga unita nel contrasto a queste forme di criminalità mafiosa che, approfittando della crisi economica e della debolezza delle istituzioni da quest’ultima derivante, vogliono riprendere il controllo della città di Bari, della Regione Puglia e dell’Italia intera. La lotta alla mafia si fa soprattutto mostrando coraggio, determinazione, organizzazione e intenti comuni. Noi non ci rassegneremo mai e contenderemo a questa mala bestia le strade della città, i nostri bambini, i luoghi pubblici che dovranno essere presidiati non solo dalle forze del’ordine ma da tutti i cittadini. 

Chi ha visto qualcosa parli, anche in forma anonima, chi sa qualcosa la racconti subito agli inquirenti, perché in questa fase solo indagini veloci e precise possono restituirci la sicurezza”.

(Comunicato del Comune di Bari)