I presidenti Vendola e Zingaretti si sono fatti portavoci anche delle istanze avanzate dai leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia, numeri uno rispettivamente di Lombardia e Veneto. Il problema è sempre quello: «Il Patto di stabilità è la cura che sta uccidendo il paziente: stiamo morendo». Così Zingaretti ha lanciato un grido d’aiuto da parte delle Regioni non solo al Governo nazionale ma anche all’Ue. Gli fa eco Nichi Vendola che evidenzia come «A Roma non hanno orecchie per ascoltare» e che, se non si fa qualcosa, «non arriviamo vivi al 2014».

Senza soldi da poter spendere in quanto vincolati ai regimi di bilancio, sarà la popolazione a pagarne le spese perché, come sottolinea il leader di Sel, alcuni servizi non potranno più essere garantiti.

«Su questa battaglia gioco fino in fondo il mio ruolo da presidente, con tutti gli alleati possibili e immaginabili – ha annunciato Vendola – Farei un’alleanza anche con il diavolo. Si costruirà un movimento istituzionale».

Come ripartire? Da cosa iniziare per procedere ad una revisione delle spese e dei vincoli di bilancio? Vendola propone di «tagliare gli sprechi e le spese militari, procedere sul ridimensionamento dei parlamentari» ma anche di bussare alle porte sia del Governo nazionale che dell’Europa.

Se il primo, infatti, «non può scodellare la minestra, non può inventare risorse che non ci sono» perché «le politiche depressive minacciano la democrazia», la seconda «ha imboccato la strada della propria dissoluzione». Ecco perché, ha aggiunto Vendola, in ambito europeo verrà chiesto «come minimo di poter escludere dal patto di stabilità le somme destinate al cofinanziamento dei fondi europei».

Angelo Fischetti