Il dolore generato dai soprusi psicologici e fisici che le donne sono costrette a subire quotidianamente non rappresenta qualcosa di straordinario,  secondo Vendola, bensì una realtà drammaticamente ordinaria.

«La grammatica della sessualità ha dentro di sé un codice di violenza e di sopraffazione, una sessualità che si riproduce, nella nostra società, come l’esercizio del potere e dell’ onnipotenza maschile», dichiara il presidente della Regione. La violenza sulle donne, però, non sarebbe nient’altro che la punta dell’Iceberg, in un’Italia affetta da una «violenza diffusa».

«È una violenza inglobata nella quotidianità e non ce la possiamo cavare né con l’unanimità di facciata, né invocando sempre la norma penale – tuona Vendola – il compito che abbiamo di fronte è la bonifica dei territori, la bonifica dell’immaginario, della comunicazione, della costruzione delle relazioni tra le persone e tra maschile e femminile».

Da cosa iniziare? Innanzitutto la Consigliera regionale di parità, Serenella Molendini evidenzia come in Puglia il contrasto alla violenza sia già stato forte perché «sono stati realizzati 18 centri antiviolenza e sei case rifugio». Le fa eco l’assessore al Welfare Gentile che mette in luce come «adesso serve una legge che vincoli tutti gli attori coinvolti a seguire la programmazione e le linee guida che la Regione Puglia ha cominciato a emanare dal 2007».

Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato anche l’assessore al Welfare del Comune di Bari, Ludovico Abbaticchio, la consigliera regionale, Annarita Lemma e la Garante dei diritti dei minori, Rosi Paparella, si è cercato di gettare le basi per un modello-Puglia da esportare nel resto d’Italia.

«Oggi sottoscriviamo una grande alleanza con le associazioni, gli uomini e le donne che ci hanno aiutato a costruire una rete di servizi che, probabilmente, è unica nel Mezzogiorno d’Italia – ha detto Gentile – Ma ora vogliamo costruire una legge che sia il risultato di condiviso delle storie e delle esperienze delle donne di Puglia».

Importante, inoltre, secondo Vendola che in ogni luogo e territorio, dal posto di lavoro fino alla realtà cittadina, si prenda coscienza di quanto «la violenza sia radicata». Solo così, infatti, si potrà diffondere una piena consapevolezza di quanto accade, rispondendo con «percorsi di abbattimento delle barriere di ignoranza e maschilismo».

Già lo scorso marzo, in occasione del festa(?) della Donna, il Comune di Bari promosse, assieme alle associazioni Giraffa Onlus e Un desiderio in comune, la campagna “Stop al femminicidio – Bari ci mette la faccia”, finalizzata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa il tema della violenza sulle donne.

Angelo Fischetti