A seguito della vicenda che ha condotto l’ente ecclesiastico di Acquaviva delle Fonti a redigere un concordato preventivo per sanare un bilancio di circa 150 milioni di euro, la Casa Sollievo teme che, a causa della politica economica regionale, se il San Giovanni continuerà ad attingere dal proprio patrimonio per sanare i disavanzi, prima o poi questa garanzia patrimoniale non potrà più coprile le spese eccedenti.

“Per far fronte al disavanzo annuo di 15 milioni attingiamo al nostro patrimonio, che ci garantisce. Ma che non è inesauribile. Quando finirà, che facciamo? Non abbiamo mai chiesto, né chiediamo, il ripianamento dei disavanzi. Chiediamo, invece, due cose: che le tariffe vengano fatte sulla base di costi standard e che vengano rispettati gli accordi della Regione del 2005”, dichiara Crupi.

La richiesta di Crupi è di adottare, come avviene per alcune delle regioni del nord più efficienti nel settore sanitario, tariffe calcolate ai costi standard. La Casa Sollievo di San Giovanni offre posti di lavoro a 2.564 persone, di cui 120 sono occupati nel settore della ricerca. I timori di Crupi sono stati sollevati, sia a seguito della vicenda del Miulli, ma soprattutto per le conseguenze che la sentenza del Consiglio di Stato che esclude l’obbligo per le Regioni di ripianare i deficit degli enti ecclesiastici accumulati fino al 2008.

Sulla vicenda che accomuna il Miulli e tutti gli enti ecclesiastici, il direttore Area Politiche per la promozione della Salute in Puglia, Vincenzo Pomo, dichiara: “Non ci sono leggi pugliesi da cambiare e gli enti privati non possono essere ripianati dalla Regione Puglia: ci vorrebbe un provvedimento nazionale ad hoc. Oggi non è possibile pensare di ripianare i debiti di questi ospedali. Il problema che lo affligge riguarda i costi eccessivi. E noi paghiamo con le tariffe stabilite dallo Stato”.

16 aprile 2013

Margherita Micelli Ferrari