Gli ultimi ipogei sono stati  chiusi nel 1800 dopo l’interramento del  fossato di Via Carroccio e da allora sono poco conosciuti, anche se alcuni concittadini, nella cantina delle loro case nel centro storico, possiedono queste grotte, ma sono di proprietà privata. Solo gli ipogei appartenenti alla chiesa di S. Maria Veterana sono visibili e sono state effettuate opportune opere di restauro e riabilitazione degli edifici. Anche se il termine ipogeo fa pensare ad un territorio sottoterra, in realtà si trova al livello della strada; è la Chiesa Madre di oggi che è rialzata su qualche gradino e sorretta dalla struttura solida della vecchia. Infatti nel 1500 la popolazione iniziò a crescere demograficamente a causa dell’ integrazione di popoli spagnoli e francesi  e si sentì il bisogno di ampliare l’edificio perché non bastava a contenere i fedeli. Quindi  non si abbatté la chiesa medievale, ma essa funse da vera e propria base. Infatti nel 1982,quando si scoprì l’ esistenza di questo luogo sotterraneo si dovette togliere tutta la terra presente e assunse questo arduo compito proprio il reparto scout dell’ epoca. La costruzione della chiesa risale al 1080 poiché è stata ritrovata una moneta all’ingresso della chiesa datata intorno al 1080 che testimonia la costruzione avvenuta in quell’anno. Essa presenta una struttura a tre navate, di cui quella centrale è larga quasi il doppio delle laterali, distinte da due coppie di pilastri rettangolari. Il banco di tufo scavato permette di visitare l’intero complesso. Molto probabilmente essa era affrescata, come testimoniano le tracce di affresco presenti sui muri originali. Invece la chiesa superiore ha una pianta di una basilica e presenta sempre tre navate come la chiesa antica e la navata centrale si conclude con un’abside che contiene un altare dedicato alla Vergine. Nella chiesa inferiore la posizione dell’abside è opposta rispetto a quella della chiesa superiore. Se si scende si possono osservare numerosi resti appartenenti ad epoche diverse: sulla sinistra i muri della chiesa medievale e sulla destra parti dell’edificio riedificato nel XVI secolo.

Nell’ ipogeo della Chiesa Madre sono stati ritrovati alcuni oggetti, oggi accuratamente conservati in teche nello stesso ipogeo e restaurati. Si possono vedere alcuni scheletri e con questi sono venuti alla luce degli oggetti come ad esempio delle ciotole che presumibilmente contenevano acqua e cibo e che servivano per la vita dopo la morte. Altri oggetti ritrovati nelle sepolture sono delle candele ad olio, ceramiche e medaglie votive ( per esempio quella di San Michele Arcangelo e di san Leonardo)  ed anche un flauto in osso ( forse XIV secolo) che probabilmente apparteneva ad un musicista triggianese, uno dei primi. In un’ altra zona della cripta, è stato rinvenuto un affresco raffigurante Gesù bambino roseo e con i capelli lisci con la Madonna, si nota che il bambino è Gesù perché vi sono delle croci sulla sua aureola. Sembra una zona riservata alla sepoltura dei bambini morti prematuramente a causa delle malattie che erano diffuse in quel periodo. Inoltre in prossimità dell’entrata della chiesa è presente una lapide scritta in latino che testimonia l’ atto di fondazione della Chiesa da Leone Argiro e che essa è dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista. E’ stata ritrovata come copertura ad una tomba a fossa ma presumibilmente si trovava sulla facciata della chiesa. Sono solo alcuni pezzi di memoria, ma molto importanti per la ricostruzione storica degli eventi.

Proseguendo nei meandri dell’ antica chiesa si possono individuare i sepolcreti. Essi sono degli spazi dedicati alla sepoltura dei morti costruiti intorno al 1500 e usati fino al XVIII secolo, quando Colombo vietò la sepoltura di morti in edifici sacri. Essi erano situati lateralmente rispetto al muro perimetrale della chiesa medievale. Erano suddivisi per grado, infatti si dividevano gli spazi per le confraternite, in cui si svolgevano le riunioni, e gli spazi per i cittadini. Le confraternite avevano degli spazi in cui seppellire i propri cari; essi erano composti da due archi posti subito dopo lo sbocco di calata, su cui venivano posizionati i corpi che perdevano liquidi e calati da una botola per essere sepolti. Dalle piccole ossa di possono definire i bambini.         Il primo sepolcreto era della confraternita della Madonna del Carmine, poi del SS. Crocifisso. Altri si trovano nelle cappelle che si affacciano sulla navata centrale di sinistra della chiesa superiore.  Vi è quella del SS. Rosario, della Madonna di Costantinopoli e quella del Presepe. Le pareti dei sepolcreti spesso erano corrose da gas esalati dai corpi dei defunti in decomposizione.

In realtà non è visitabile solo l’ ipogeo sacro, ma anche ipogei, sempre di proprietà della Chiesa di S. Maria Veterana,  che fungevano da vere e proprie abitazioni antiche in epoca medievale.  Oggi molte cantine private presentano, in corrispondenza dell’uscio delle abitazioni, le grate per una presa d’aria dei vani interrati che si sviluppano  fino ad una profondità di 4-5 m dal livello stradale. Molti di questi ambienti presentavano affaccio e accesso sui fianchi dei fossati, a carattere difensivo, che circondavano l’area del castello e della terra di Triggiano. In questi ambienti le prime famiglie di Triggiano convivevano con i loro animali. Ma prima di venire ad abitare qui i primi Triggianesi vivevano sulle Lame (vecchi fiumi preistorici prosciugati). Successivamente quando Trebius ( generale romano che fondò Triggiano) costruì il suo castello dove ora abbiamo la biblioteca, le famiglie incominciarono a scavare le loro case nel fossato che Trebius fece scavare attorno alla sua casa. Qui i triggianesi restarono fino all’anno 1000 e subito dopo Triggiano incominciò ad espandersi. Nel 1600 per sicurezza, si costruirono nuove mura attorno ad un nuovo fossato. Nelle abitazioni le famiglie pensarono bene di scavare all’interno della roccia delle aperture per far entrare l’aria in queste “grotte”. Si scavarono anche delle mensole e delle vasche per raccogliere l’acqua piovana che serviva per lavarsi e per abbeverarsi. Inoltre le famiglie costruirono anche delle mangiatoie per gli animali che vivevano con loro. In queste grotte sono state trovate delle anfore probabilmente per metterci dentro olio ed acqua. Sono stati anche rinvenuti anche dei tavolini di pietra e delle sedie delle stesso materiale e l’alcova, una camera da letto molto piccola.

Oggi questi luoghi sono spesso visitati da specialisti in speleologia, ma sono anche aperti per visite guidate di ogni genere. E’ importante conoscere queste meraviglie che si trovano appena sotto le strade che percorriamo ogni giorno e magari, muniti di torcia e macchina fotografica, come dei piccoli speleologi in erba, potremo cogliere ogni aspetto più storico o naturale con un bel viaggio nel tempo indietro di mille anni.

Martina Ragone