A questo proposito, cosi si esprime il segretario della Cgil:

“La legittima decisione di tutti i ginecologi, le ostetriche e gli infermieri del reparto di diventare obiettori di coscienza e di non applicare più la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza è un atto che produce conseguenze molto gravi, lesive della dignità delle donne, che vengono private di fatto di un diritto sancito dalla legge”.

Il San Paolo era infatti tra i pochi presidi ospedalieri dove era possibile praticare  le Ivg, insieme al Policlinico. Inoltre, il segretario della Cgil prosegue la sua analisi sulla vicenda, sottolineando più volte come le donne baresi non possano essere costrette ad interminabili file e faticose ricerche per individuare una struttura pubblica che possa loro garantire l’assistenza medica e psicologica necessaria e far valere un loro sacro santo diritto.

Anche Rossella Guagliardo che è coordinatrice dei consultori della Asl di Bari dichiara: “Quello che ci serve è un presidio pubblico dove fare le Ivg perché altrimenti dovremo rassegnarci e consegnare questo servizio alle sole cliniche private che nel 2011 hanno praticato il 70 per cento delle Ivg di tutta la Asl di Bari, con tutto ciò che questo comporta per le evidenti difficoltà degli ospedali privati di fare una dovuta follow up delle pazienti dopo l’aborto”.

18 Marzo 2013

Claudia Caiati