Alla vigilia dello sciopero generale nazionale previsto per domani e che interesserà studenti, sindacati e trasporti, pubblichiamo di seguito un documento inviatoci dal Collettivo del “Socrate” che riassume il punto di vista degli studenti del liceo barese e le motivazioni della protesta.

 

Il “Socrate” reclama il proprio futuro

In un Paese che ci considera alla stregua di oggetti, noi studenti sentiamo il bisogno di far sentire la nostra voce. Lo studio è un diritto, o almeno lo era l’ultima volta che l’abbiamo letto sulla Costituzione, l’ultima volta che tagli e accorpamenti ci hanno consentito di fare lezione come si deve. Ci rechiamo a scuola quotidianamente nel dubbio che da un giorno all’altro ci vengano tolti anche banchi, sedie e servizi igienici. Quello che però ci risulta più desolante da constatare è l’atteggiamento di noncuranza e superficialità nei confronti dell’istituzione scolastica da parte di coloro che forse hanno dimenticato di essere anche nostri rappresentanti politici.

Sicuramente manifestiamo perché le nostre scuole sono già di partenza in condizioni che sarebbero ritenute indecenti in qualunque altro Paese della tanto nominata Europa (nominata solo per giustificare ulteriori tagli). Sicuramente manifestiamo perché non accettiamo che le rappresentanze studentesche, conquistate con duro sforzo da studenti che ci hanno preceduto, vengano abolite a tavolino senza troppe spiegazioni e consultazioni. Sicuramente manifestiamo perché non accettiamo che enti privati abbiano potere decisionale su quello che è un servizio pubblico, senza alcun organo preposto a controllarne l’operato. Sicuramente manifestiamo perché non capiamo come mai non spettino a noi quei 233 milioni di euro stanziati dallo Stato per le scuole private, le quali secondo l’articolo 33 della Costituzione possono esistere solo se “senza oneri per lo Stato”. Sicuramente manifestiamo perché l’aumento di sei ore settimanali per i professori comporta innumerevoli disagi a discapito della nostra formazione, da una minore flessibilità e attenzione dei docenti nei nostri confronti fino all’impossibilità di svolgere alcuna attività extracurriculare per mancanza di tempo dei docenti tutor. Sicuramente manifestiamo perché non ci è chiaro come mai le Province, che si occupano non solo di istruzione ma anche di sanità, viabilità e molti altri settori, debbano proprio scegliere la scuola come vittima dei giochetti di potere col Governo, minacciando la sospensione dei riscaldamenti e ulteriori tagli.

Ma soprattuttomanifestiamo perché tutto questo denota una radicata mancanza di rispetto e attenzione nei confronti dell’istituzione scolastica, che dovrebbe invece essere la prima su cui investire per cercare di fornire un barlume di speranza al futuro della Nazione. Il vero dramma è la concezione che l’attuale classe politica dimostra di avere della scuola, perché aumentare il numero di ore dei docenti senza un conseguente corrispettivo retributivo significa ritenere che il servizio svolto da essi sia leggero e di poco conto, se non addirittura scarso e insufficiente. Affermare che con gli studenti siano necessari il “bastone e la carota” significa, al di là della battuta di pessimo gusto, davvero considerare i ragazzi non migliori di animali da soma. E quale miglior metodo per incoraggiare le future generazioni che chiamarle “asini”? Tanto vale convertire le scuole in stalle e maneggi e trasformare i docenti in allevatori, magari il PIL aumenta davvero! Non meno incoraggiante è per noi sentirci definire “choosy”, perché chi ha dedicato gran parte della propria vita a formarsi in un settore è certamente schizzinoso se ha l’infondata speranza di lavorare proprio in quel settore! 

È  per questo che noi manifestiamo: perché abbiamo bisogno di manifestare un malessere che non si limita a questa o quella riforma della scuola, ma che è originato dal sentirci trattati come ruote di scorta della società, nel vedere la nostra preziosa realtà scolastica ridotta ad un fondo cassa da cui attingere per saldare debiti qua e là. Potranno cambiare mandati e governi, ministri e riforme, ma finché non si comincerà a capire che la scuola è il punto di partenza del vivere civile, cui è impensabile tagliare fondi preziosi, e sulla quale è necessario invece sviluppare investimenti di crescita culturale e economica, finché non si capisce tutto ciò allora la scuola è in mano ad incompetenti. E noi manifestiamo per riprendercela.

Il Collettivo del Liceo Classico Socrate

13 novembre 2012

Alessandra Morgese