Nonostante la chiusura di 20 ospedali  non c’è stata  un’emigrazione di grande portata per ricevere cure fuori dalla Regione. Fino a un anno fa la Puglia contava 102 strutture ospedaliere, ma il 50% degli oltre 828mila ricoveri interessava solo 12 cliniche. Così con la chiusura di una serie di piccoli ospedali  i costi si sono decisamente ridotti: dagli oltre due iliardi di euro di spese di autoproduzione del 2009 si è passati a  un miliardo e 898 milioni del 2011.

L’anno scorso, poi, il numero di ricoveri è diminuito a  769.732, un calo  attestato attorno al 7, 1% che, se si prendono in considerazione i casi “drg” inappropriati (pazienti che non hanno bisogno di ricovero), sale al 13%. A tutto ciò si deve aggiungere anche la “differenza del valore delle prestazioni di ricovero” tra il 2010 e il 2011, stanziata al 3,4%. Da questi dati si nota come ad essere diminuiti siano stati i ricoveri “inutili”.

In 12 mesi si è passati da 13.282 posti letto a 11.881 e prima della fine dell’anno saranno i privati a rinunciare a 300 posti letto. In tal modo il tasso di ospedalizzazione è passato dal 218 per mille abitanti a 197 con l’obiettivo di arrivare a 180, numero del valore standard di riferimento nazionale.

Una delle maggiori difficoltà della Puglia consiste però nella mobilità passiva che si risolleva grazie ai profitti provenienti dalla mobilità attiva, cioè grazie a quei pazienti che vengono a curarsi nella Regione. Se si prendono in considerazione i dati riferiti allo scorso anno emerge come siano stati 28mila i casi di ricoveri in Puglia provenienti da altre regioni.

Il problema essenziale della Regione è quello del ricorso ai ricoveri di bassa specialità, data l’insufficienza dei servizi di assistenza territoriale. Da quanto si apprende dai dati forniti dal Ministero della Salute, la Puglia ha l’1,8 % di assistenza domiciliare integrata a differenza dell’Emilia Romagna (11, 60%). Una regione, quest’ultima, che presenta come la Puglia gli stessi problemi di mobilità passiva ma che riesce di gran lunga a superarli grazie alla mole di pazienti provenienti da altre regioni.

16 ottobre 2012

Antonietta Basile