Il caso, scoppiato su Facebook e finito nell’aula del tribunale, risale al gennaio scorso, quando sulla bacheca del sindaco Emiliano apparve una fotografia che ritraeva i netturbini impegnati, dopo aver parcheggiato i mezzi per la raccolta rifiuti a bordo strada, a chiacchierare tra loro. Fu subito polemica, anche se qualche utente, dopo aver preso visione dell’immagine, concesse il beneficio del dubbio agli operatori ecologici.

Solo dopo qualche mese sono partiti i controlli dei vigili dei urbani, i quali hanno potuto confermare l’assenteismo dei sei dipendenti dell’Amiu. Alcuni di loro, ad esempio, dopo aver timbrato il cartellino si recavano in un’enoteca.  Un altro invece è stato fotografato mentre, durante l’orario di lavoro, ritornava nella sua abitazione.

L’abitudine dei netturbini di assentarsi dal lavoro, documentata dalle fotografie scattate dalla Polizia Municipale, è costata ai sei uomini l’accusa di truffa e di interruzione di pubblico servizio. L’Amiu si è costituita parte civile e, come spiega  il presidente della società, Gianfranco Grandaliano, «gli elementi raccolti dall’ufficio del pubblico ministero appaiono tranquillizzanti all’esito del giudizio». La speranza dell’azienda adesso è «di poter conseguire sia la giusta punizione dei medesimi, sia il risarcimento di tutti i danni subiti e sofferti, patrimoniali e morali».

18 ottobre 2012

Erica Introna