Gli studenti, infatti, sono ancora oggi in attesa delle borse di studio che dovevano essere finanziate con i soldi della donazione.

«Si tratta di borse di studio utili non solo agli studenti, già fortemente colpiti dalla crisi e quindi con l’assoluta necessità di poter affrontare i propri studi e i propri bisogni in modo serena  ma anche dell’intera comunità accademica del Conservatorio, nelle cui attività gli studenti borsisti vengono coinvolti».

Questa la sintesi della protesta degli studenti di musica, protesta portata avanti nelle numerose lettere scritte al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, al direttore generale Afam (Dipartimento per l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca) Giorgio Bruno Civello e al presidente della fondazione “Giovanni Paolo II”, Aldo Loiodice.

Dei tre milioni che il sultano Qaboos bin Said ha donato al conservatorio non tutto è però andato perso. Nel 2008-2009 sono stati investiti 61mila euro per finanziare 21 borse di studio e nel 2010 è nata la fondazione “Giovanni Paolo II” con la finalità di  “promozione della cultura musicale, attraverso un fitto programma di iniziative, anche in collegamento con la realtà musicale europea e internazionale”, come si legge nello statuto. Si prometteva sostegno agli studi e alla produzione, servizi, progetti culturali e di ricerca. Ma, secondo la protesta dei 96 studenti del conservatorio, nulla è stato mantenuto se non un bando di borse di collaborazione di 150 ore, indetto a febbraio scorso.

Il mistero su che fine abbiano fatto i soldi del sultano è ancora fitto. Solo un anno fa la Procura di Bari aveva ricevuto un esposto che chiedeva chiarimenti sull’utilizzo della donazione e oggi gli studenti tornano alla carica: rivogliono i loro fondi attraverso le iniziative promesse e attendono un nuovo bando, almeno prima che ricominci l’ennesimo anno accademico.

 

24  luglio 2012

Erica Introna