A causa dei recenti tagli alla spesa pubblica, infatti, le università statali sono state colpite duramente e per questo  hanno dovuto ridimensionare l’offerta formativa e i servizi essenziali. Le borse di studio – ognuna da 2.500 euro –  sono ritenute un colpo basso nei confronti delle università pubbliche pugliesi.

I più colpiti da questi tagli, e offesi dal provvedimento finito nell’occhio del ciclone, sarebbero proprio gli studenti. Questi, non solo da tempo non sono più dotati di molti tra i servizi essenziali come l’igiene nei bagni, tanto per dirne una, ma spesso sono costretti a rinunciare agli studi per ragioni economiche. Mancanze non tamponate in modo efficace da borse di studio pubbliche: la Regione Puglia infatti assicura una percentuale di copertura pari alla metà dell’effettivo fabbisogno richiedente posizionandosi tra gli ultimi posti tra le regioni italiane in materia di diritto allo studio, a differenza di quanto dovrebbe essere assicurato dall’art. 34 della Costituzione Italiana.

Il Comitato universitario regionale di coordinamento, costituito dai delegati di tutte le università pugliesi ha dichiarato la totale “abusività” dell’offerta formativa pubblicizzata per la succursale di Trani. A differenza dell’ateneo LUM, con sede a Casamassima, la succursale tranese non potrebbe istituire corsi di laurea, tanto più intere facoltà, non si potrebbero tenere nemmeno lezioni ed esami. Secondo quanto denunciato potrebbero essere organizzati tutorati interni.

20 giugno 2012

Bruna Giorgio