Solo nel 2010 l’Istat ha conteggiato un totale di 120 suicidi in Puglia: uno ogni tre giorni, soprattutto uomini e per i motivi più disparati. Tra le problematiche più diffuse troviamo il sopravvenire di malattie, l’anonimato della provincia, le aspettative disilluse e i problemi nelle relazioni, le promesse di lavoro non mantenute e i debiti. Gli episodi sono leggermente diminuiti rispetto al 2009, quando se ne sono registrati ben 132. Ad aumentare sono stati però i tentativi di suicidio.

Nonostante la lenta ripresa dell’economia europea e le speranze nutrite dagli italiani che un certo spread non condizioni più la loro vita, sembra che le tristi stime sul tasso dei suicidi debbano essere confermate anche per il biennio 2011-2012. La tendenza appare quindi incontrovertibile anche a dispetto dello scarto temporale. Il maggior numero di casi si registra tra i soggetti che hanno dai 45 ai 60 anni, ma il fenomeno è in crescita anche tra i giovani.

L’ultimo caso di suicidio in Puglia risale a qualche giorno fa: il 9 marzo scorso un commerciante di 60 anni si è tolto la vita impiccandosi a un albero nelle campagne di Ginosa. Aveva riempito due pagine di quaderno con le motivazioni che aveva per compiere tale gesto: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il rifiuto della filiale di una banca locale di concedergli un fido. Un’altra lettera, trovata nella sua autovettura come la prima, era indirizzata al Presidente della regione Nichi Vendola.

“Signor presidente Vendola, aiuti per favore la mia famiglia. Mi rivolgo a lei perchè ci credo. Grazie. Credo che in questo momento così delicato per la mia famiglia un aiuto economico potrebbe far decollare definitivamente l’attività in cui ho sempre creduto e investito tutto quello che avevo” aveva scritto, prima di compiere il gesto estremo.

Rachele Vaccaro