Sanità in Puglia

Il piano di rientro non è stato voluto dal governo regionale pugliese. È “un’occasione” per riorganizzare la sanità nella regione in linea con le direttrici fissate dal governo. Purtroppo la Puglia risulta essere terza tra le regioni meno virtuose in relazione ai conti della sanità pubblica. È preceduta solo dal Lazio e dalla Campania. Tuttavia, Attolini ha sottolineato che in un solo anno, dall’attivazione del piano di rientro, si è registrata “una riduzione del deficit dai 460 milioni del 2010 a 163 milioni nel 2011”.

Questo calo importante è stato determinato soprattutto grazie alla riduzione del tasso d’inappropriatezza dei ricoveri e dalla riduzione dei posti letto e anche degli stessi ospedali. Tra l’altro non va assolutamente dimenticato che gran parte del rientro del deficit va attribuito alla minor spesa farmaceutica e al personale che è stato ridotto, ben 70 milioni sono rientrati in questo modo.

Ma la fase due del piano di rientro sembra essere ancora più difficile da accettare. Altri 800 posti letto in meno sono previsti entro il 2012. La maggior parte nelle strutture pubbliche, ma anche negli enti ecclesiastici e nelle cliniche private. Inevitabili, quindi, altri tagli del personale. Due i punti chiave del piano: la lotta agli sprechi e la riorganizzazione dei punti nascita.

Lo stesso Attolini ha parlato di un “preoccupante approccio di razionalizzazione della spesa collegata solo a scelte di mera ragioneria avulse dal contesto socio-sanitario”. Di certo sarà questa un’idea condivisa anche da coloro che rischiano di perdere il proprio lavoro in relazione a questi ulteriori tagli previsti dal piano di rientro.

Elena Defilippis