L’Italia dorme su un arsenale di decine di migliaia di ordigni chimici. Dal Lazio alla Campania, alle Marche, alla Lombardia, terreni, stabilimenti, laghi e mari continuano ad ospitare tonnellate di bombe altamente tossiche. L’inventario di Legambiente traccia la mappa di un pericolo nascosto che minaccia continuamente la nostra salute.

Sono circa 30mila le bombe chimiche disseminate nel sud dell’Adriatico, lungo le coste pugliesi, secondo il dossier di Legambiente. Di queste, ben 10mila si trovano nel porto di Molfetta e a Torre Gavetone, a nord di Bari. Sono ordigni che giacciono sui nostri fondali dalla Seconda Guerra mondiale, ai quali poi si sono aggiunti quelli inesplosi, sganciati dagli aerei della Nato, durante il conflitto in Kosovo, nel 1999.

Sono tanti i pescatori pugliesi che fra il 1946 e il 2000 hanno dovuto far ricorso alle cure ospedaliere per essere entrati accidentalmente in contatto con le sostanze chimiche provenienti da questi residuati bellici. Le analisi dei sedimenti marini hanno rilevato la presenza di sostanze pericolose anche per il nostro pescato. Si tratta, principalmente, di iprite e arsenico in valori ampiamente superiori al consentito.

L’iprite è un liquido vescicante che risulta urticante per gli occhi, per la pelle e per le vie respiratorie. La presenza di questa sostanza nelle nostre acque è dovuta a un episodio storico che il generale Eisenhower definì come la sconfitta più pesante dopo Pearl Harbor per le Forze Alleate: stiamo parlando del bombardamento del porto di Bari, avvenuto il 2 dicembre del 1943, alle 19.30. Quel giorno, nel porto del capoluogo pugliese si trovavano circa 40 navi, fra le quali la statunitense “John Harvey”. Al suo nterno, un carico segreto di almeno 2mila bombe all’iprite: erano lunghe 120cm l’una per 20cm di diametro. Ogni ordigno pesava circa 30 kg. È stato calcolato che con 8 ordigni di questo tipo si può contaminare un ettaro di terreno.

Alle 19.30 di quel 2 dicembre, dunque, circa un centinaio di cacciabombardieri della Luftwaffe tedesca, attaccò il porto di Bari. Anche la John Harvey venne centrata. Fu un massacro. Ancora oggi non si conosce il numero esatto delle vittime. Tra civili e militari si calcola circa un migliaio di morti.

La Harvey, che portava un carico di ordigni vietati dalla Convenzione di Ginevra del 1925, non era, peraltro, l’unica nave da guerra statunitense presente a b-ari quel 2 dicembre 1943.

Eva signorile