La manifestazione organizzata dal comitato “No petrolio, sì energie rinnovabili”, porterà nel corteo previsto in mattinata lo slogan “più verde, meno nero”. Un urlo deciso contro le mire delle multinazionali petrolifere di cercare l’  “oro nero” nelle acque dell’Adriatico, soffermandosi principalmente nelle zone del Gargano e del Salento.

E Silvia Russo, portavoce del comitato non crede ai vantaggi economici e di impiego che simili ricerche porterebbero alla regione: «Queste società, per la gran parte straniere, arrivano con il loro personale, non danno certo lavoro ai pugliesi», afferma.

La “rivolta” arriva all’indomani della bozza di decreto sulle liberalizzazioni proposta in Parlamento in cui ci sarebbero ben tre articoli a favore delle trivellazioni adriatiche, nonché la riduzione da 12 a cinque delle miglia marine protette entro le quali sarebbe vietato fare attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi. Ma Vendola non ci sta e in un faccia a faccia televisivo con il ministro all’Ambiente Corrado Clini difende la sua terra: «Il nostro oro sono il paesaggio e il turismo».

Attese anche delegazioni albanesi e montenegrine insieme con i sindaci dei paesi pugliesi con tanto di fascia tricolore e gonfalone, capeggiati dal sindaco di Bari Emiliano che vorrebbe la stesura di una legge nazionale che vieti l’installazione delle piattaforme offshore d’estrazione di idrocarburi in mare. Anche il Wwf presiede e dà il suo appoggio alla manifestazione nella difesa dell’impatto ambientale che simili ricerche provocherebbero all’Adriatico.

Le piattaforme e le modalità di estrazione del greggio sconvolgono l’ecosistema marino per non parlare degli incidenti che possono verificarsi con i trivellamenti e le perforazioni dei fondali. Forse è anche per questo che l’Italia fino a ora si è accontentata di essere al 49esimo posto nella classifica dei produttori di petrolio al mondo con pochi giacimenti concentrati soprattutto in Sicilia e Basilicata.

Angela Nitti