La convocazione odierna, rispetto a quella tenutasi lo scorso 9 gennaio a Lecce, ha avuto la fortuna di seguire di seguire l’incontro di ieri tra il presidente della Fnsi, Enzo Iacopino, e il ministro della Giustizia, Paola Severino, e di aver fatto pertanto luce sulle ombre e le incertezze del futuro dell’Ordine e, in particolare, della categoria dei pubblicisti.

«Il Consiglio nazionale è riuscito a fare fronte comune per la tutela dei colleghi pubblicisti, che non sono colleghi di serie B», ha dichiarato Paola Laforgia. In che modo? Garantendo a coloro che sono già iscritti all’albo e che svolgono la professione in maniera esclusiva di sostenere, entro un certo tempo, l’esame di stato per diventare professionisti. Come si fa ad accertare l’esclusività della professione? Adottando lo stesso criterio ora in vigore: dimostrare di aver percepito una retribuzione minima.

Cosa accadrà, invece, ai nuovi pubblicisti? Tra le proposte presentate dal Consiglio nell’ambito della necessità di adeguare, entro il 13 agosto 2012, il funzionamento dell’Ordine al contenuto della legge Tremonti 148/2011, vi è la riqualificazione della professione attraverso un percorso formativo non solo universitario, ma anche continuo nel tempo. Requisito fondamentale per gli aspiranti pubblicisti per avere accesso all’esame di stato sarà, dunque, la laurea. Dopo adeguata dimostrazione dell’esclusività della professione giornalistica, poi, questi potranno essere iscritti nell’elenco dei professionisti. In caso contrario, confluiranno in quello dei pubblicisti.

La porta per accedere alla professione sarà dunque unica, in maniera tale che l’introduzione di un percorso formativo e di regole comuni elimini il pregiudizio dell’inferiore qualità del pubblicismo rispetto al professionismo. L’unica differenza, ha detto Partipilo, sarà la quantità del tempo dedicato al fare informazione.

L’OdG, in conclusione, sarà sfiorato solo minimamente dal maxiemendamento recepito dal governo Monti perché, come dimostrato dal consigliere Partipilo, la gran parte delle norme vigenti non sono in contrasto con i principi contenuti nelle lettere a) – g) del comma 5 all’articolo 3 della legge 148.

Unici punti oggetto di riforma da parte del Consiglio nazionale saranno l’«obbligo per il professionista di seguire percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali» (lettera b), come già detto, e l’impegno a garantire un «equo compenso» al tirocinante per i 18 mesi del suo praticantato, cosa che già oggi rientra tra i requisiti d’accesso alla professione, ma che è molto raro trovare all’interno delle testate giornalistiche.

Alessandra Morgese