È stato questo l’esito di un incontro tenutosi questa mattina tra l’assessore Albore e le varie componenti del commercio barese presso la sede dell’Assessorato, in piazza Chiurlia 27, incontro che si è svolto contemporaneamente alla discussione in Consiglio dei Ministri del decreto sulle liberalizzazioni.

Tale decreto, che non pone freno all’autonomia degli esercizi commerciali nello stabilire giorni e orari di apertura, nasce dall’illusione che la deregulation in ambito economico possa determinare un aumento dei consumi in un momento di crisi e di stagnazione degli stessi, quale è quello in cui ci troviamo.

Se «la ratio della liberalizzazione è il risparmio» – ha detto il presidente della Confesercenti provinciale, Beniamino Campobasso – verrebbe da chiedersi «dove sia quel risparmio, dal momento che un negozio che sta aperto 24 ore su 24 deve pagare più personale», più luce, più gas, ecc.

Dunque da un lato non ci sarà alcun calo dei prezzi per il consumatore, diminuzione auspicata dal decreto, dall’altro ci sarà un incremento dell’occupazione precaria, in un settore che già risente della mancanza di contratti regolarmente stipulati e di prestazioni lavorative altrettanto giustamente retribuite.

È sulla base di queste considerazioni che le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria oggi presenti hanno condiviso la proposta, espressa da Nicola De Giglio, presidente regionale di Confartigianato, di «firmare un protocollo d’intesa tra le varie associazioni per continuare col vecchio regime»: stabilire, cioè, un calendario di domeniche nelle quali stare aperti e sottoporlo a tutti i negozi, per evitare la confusione e la concorrenza fra esercizi aperti e non.

Occorre poi una «sperimentazione diversificata per aree della città», ha aggiunto Giuseppe Margiotta, presidente di Unimpresa, dal momento lo shopping da parte dei consumatori del capoluogo pugliese si consuma prevalentemente nel centro murattiano.

Questa riflessione è stata di spunto per Manuela Vagnarelli (Federdistribuzione) e per Alessandro Fusco (Confcommercio) al fine di sostenere la necessità di mettere in atto delle iniziative che rendano viva l’area nella quale quella determinata domenica i negozi saranno aperti, che attraggano i consumatori in quel punto e che educhi questi ultimi a sostenere la piccola distribuzione prima della grande, comunemente considerata come favorita da provvedimenti del genere.

«Ogni crisi rappresenta un momento di riflessione e una grande possibilità di rilancio», ha concluso Albore. Occorre, pertanto, «rivedere la posizione dell’offerta» e cercare di ridurre il differenziale tra il sistema produttivo della piccola e grande distribuzione venendo incontro ai consumatori, “attraendoli” con iniziative particolari, rimediando ai problemi della viabilità, della sicurezza e così via.

Alessandra Morgese