Dopo le consuete presentazioni, il magistrato ha affermato che l’incontro con i giovani della scuola è “Un’opportunità per uscire dai palazzi di giustizia e ricordare fatti e persone che la gente dimentica”.

All’incontro si è discussa la biografia professionale di Spataro, dall’entrata in magistratura, al periodo milanese fino alla collaborazione con Alessandrini e al rapporto con Galli: grandi magistrati che hanno sacrificato la vita in nome della legge. Il Dirigente di ANM, in seguito, ha aperto il suo libro, “Ne valeva la pena” e ha letto un passo: “Io ho pensato a un mestiere che mi avrebbe permesso di aiutare gli altri”. A queste parole di Galli, Spataro si commuove, e chiedendo scusa, riprende a parlare.

“Galli è stato assassinato perché legittimava l’autorità giuridica in Italia” così recitava il capo di Prima Linea durante un interrogatorio. Galli, tuttavia, non è un eroe ma un uomo ligio al proprio dovere. Vittima del terrorismo e costantemente in lotta contro di esso, senza timore e scorta, con convinzione e fermezza. È stato strappato alla vita con il Codice in mano, unica arma contro l’illegalità, che sanciva la sua indipendenza dal potere.

Spataro s’infervora. Riporta alla mente citazioni della magistratura fascista degli anni ’40: “La sensibilità deve portare il magistrato oltre le norme giuridiche”. Ricorda che nel 2005 l’allora Presidente del Consiglio affermava che era impensabile che i governi combattessero il terrorismo con il codice in mano. Spataro rivendica ancora una volta l’indipendenza della magistratura nei confronti del Governo e la fedeltà alla Costituzione affermando, infine: “La democrazia non prescinde dai periodi storici”. (foto di Mariangela Ventura)

Leonardo Piccinni