(5 dicembre 2011) BARI- Ieri sera  alle ore 18.00, presso la Sala Verde dell’Istituto “Padre Annibale Maria di Francia”, si è tenuto l’incontro, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, con Curtis McCarty originario di Oklahoma, Stati Uniti, uno dei più grandi testimoni della crudeltà della pena di morte.

La Giornata Internazionale delle “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte” che si svolge ogni 30 Novembre, in memoria dell’anniversario della prima abrogazione della pena capitale nel Granducato di Toscana nel 1786, rappresenta uno straordinario evento che nel corso degli anni ha raccolto numerose amministrazioni locali e società civili, per sostenere la lotta contro la pena capitale. L’edizione di quest’anno, 2011, ha avuto la partecipazione di oltre 1.400 città, (500 in Italia) di cui 66 capitali, in 87 paesi di ogni continente.

Curtis Edward McCarty è stato prosciolto nel 2007 per un omicio mai commesso, quello della 18enne Pamela Kaye Willis avvenuto nel 1982. Dopo aver scontato 21 anni, di cui 19 anni nel braccio della morte, a scagionarlo è stato il test del DNA. McCarty è stato il 124esimo condannato a morte ad essere assolto negli Stati Uniti.

Durante il meeting sono state fornite documentazioni sulla pena di morte. Il 2010 il mondo è stato testimone di ulteriori sviluppi per mettere fine all’omicidio di Stato: il Gabon ha abrogato la pena di morte per ogni reato, portando così a 96 il numero dei Paesi che hanno abolito la pena capitale dal loro codice penale. Nel 2010 gli Stati Uniti d’America sono stati l’unico Paese ad attuare condanne a morte e l’Illinois è divenuto il 16° Stato ad aver rifiutato la pena capitale. Nell’Africa sub-sahariana, solamente quattro Paesi hanno messo a morte dei detenuti e in Afghanistan, Indonesia e Pakistan, per il secondo anno consecutivo, non ci sono state esecuzioni. Da gennaio 2010 in Mongolia è in atto una sospensione delle esecuzioni capitali con l’obiettivo di annullare la pena di morte.

Ciò nonostante, benché la coscienza dell’opinione pubblica si stia orientando verso l’abolizione e sono sempre di più gli Stati che pongono fine a questa pratica, l’impiego estensivo della pena di morte continua in diverse Nazioni. Nel 2010, la maggior parte delle esecuzioni è avvenuta in Cina, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Usa e Yemen.

Arabia Saudita, Sudan e Iran restano gli unici Paesi al mondo che, in aperta inosservanza della legge internazionale, continuano a condannare e mettere a morte persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato.

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Antonio Calisi